DI VINCENZO G. PALIOTTI
Quanti elogi e quante “conversioni” ci sono state negli ultimi giorni con l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi, un vero record.
Ce ne sono tante ma le più clamorose, quelle che più fanno pensare sono quelle di chi odiava l’Europa ed oggi l’acclama come “faro” per il nostro paese, addirittura inneggiando all’Euro, pensare che volevano coniare una loro moneta tanto lo disprezzavano.
Stessa roba per quelli che si sono tanto dati da fare, hanno brigato, inciuciato perché si formasse il governo Conte Bis, quello del dopo Salvini, quello stesso che poi hanno tradito facendo di tutto per farlo cadere adducendo motivi riconducibili al “recovery fund”, a loro dire strutturato male, poi smentiti dallo stesso Draghi. Ma anche per il mancato utilizzo del MES, salvo poi rinunciarvi ritenendolo oggi, a Conte “finalmente” battuto, non più necessario che gli fa addirittura dichiarare: ”E’ lei signor Presidente Draghi il nostro MES” (Davide Faraone capo gruppo al Senato di IV), il buon Fracchia non avrebbe potuto far meglio in servilismo.
E’ come dimenticare la Bonino che, nonostante l’età, riesce ancora a saltare da una parte all’altra con l’agilità di sempre.
In tutto questo è d’uopo chiedersi: ma quanti di questi sono autentici, veri, credibili? Non ci vuole molto per capire quanto “interessate” siano certe dimostrazioni di entusiasmo e come nascondano espedienti per vendere il “pacco”, come si dice a Milano. Strategie che somigliano tanto alla propaganda di Salvini che, prima esterna tutto il suo disprezzo verso la gente del sud e poi ne illustra le grandezze con la speranza di estorcere loro il voto.
E quindi quanto credere a tutto questo entusiasmo? Quanti veramente credono nelle capacità, anche miracolistiche, di questo premier? Nessuno lo sa, lo può solo immaginare mettendo insieme tutto quanto è accaduto negli ultimi due anni.
C’è infine da raccomandare al capo del nuovo governo di camminare con le spalle ben serrate al muro, i colpi alle spalle, per non dire di peggio, pare vadano di nuovo di moda e non è escluso, alla prima “delusione” se qualcosa che non andrà nel verso che loro auspicano il ripetersi di quanto deprecabilmente è accaduto con il governo Conte bis : “tu quoque Brute fili mi” docet.