CONFCOMMERCIO. IN 8 ANNI CANCELLATE 77 MILA ATTIVITA’ DI COMMERCIO AL DETTAGLIO

DI VIRGINIA MURRU

 

Il quadro non è incoraggiante. Secondo gli ultimi dati provenienti da un’analisi dell’Ufficio Studi Confocommercio, che ha per oggetto la ‘Demografia d’impresa delle città italiane’. La desertificazione avanza, e da un anno a questa parte il Covi-19 ha svolto un ruolo di propulsore in una realtà già di per sé preoccupante.

Sulla base di questi studi, infatti, tra il 2012 e il 2020, tale processo di ‘desertificazione commerciale’ ha proseguito il suo corso, e dalle città italiane sono state cancellate in complesso, oltre 77mila attività dedite al commercio al dettaglio. In termini percentuali siamo a -14%. A queste si aggiungono le quasi 14mila imprese di commercio ambulante (-14,8%).

Purtroppo risultano in aumento le imprese straniere, mentre sono in evidente diminuzione quelle a titolarità italiane, fa notare Confcommercio. Il Sud è anche più penalizzato rispetto al Centro-Nord: sono scomparse molte imprese ambulanti, in parte compensata tuttavia da una crescita di strutture ricettive e imprese attive nella ristorazione.

Com’era ovvio che fosse, la pandemia ha reso più acuta la tendenza, modificandone, secondo gli studi di Confcommercio, ‘drammaticamente’ altre.

Se l’osservatorio si punta sui primi mesi del nuovo anno, risulta che nei centri storici dei 110 capoluoghi di provincia, e circa dieci città di medio sviluppo urbano, oltre ad un calo più rilevante nel commercio al dettaglio, valutato a -17,1%, emerge per la prima volta, “nella storia economica degli ultimi due decenni, anche la perdita di un quarto delle imprese che operano nelle strutture ricettive e di ristorazione.”

 Ovvero -24,9%. Non a caso dunque si parla di desertificazione. E non è stato risparmiato il commercio elettronico dall’impatto della pandemia. Si tratta di un settore che ha un valore di 30 mld, e ora si registrano perdite pari al 2,6% rispetto al 2019. Per quel che concerne il settore alimentare, si registra un boom di +30,7%. Crollo invece dei ‘servizi acquistati’: -46,9%.

Ne consegue che il panorama urbano, nel versante commerciale, è piuttosto desolante, si vedono meno negozi, meno attività ricettive e di ristorazione, soprattutto nei centri storici. In positivo l’attività di farmacie e parafarmacie, informatica e comunicazioni, in netto contrasto con le altre attività commerciali.

Secondo le conclusioni di Confcommercio, oltre al danno rilevante per i titolari delle migliaia di imprese costrette ad abbassare le serrande, c’è anche un cambiamento nell’assetto delle città, in particolare dei centri storici, come si è puntualizzato, che si traduce in negativo per la qualità della vita dei residenti, e per l’appeal turistico.

Lo slogan di Confcommercio è: “Più futuro per le nostre città”, concetto ripreso anche dalle dichiarazioni dal presidente, Carlo Sangalli:

“Per fermare la desertificazione commerciale nelle città è necessario agire su due fronti. Da un lato sostenere le imprese più colpite dal lockdown, e introdurre finalmente una giusta web tax, che risponda al principio ‘stesso mercato, stesse regole’, e dall’altro mettere in campo un urgente piano di rigenerazione urbana, al fine di favorire la digitalizzazione delle imprese e rilanciare i valori identitari delle nostre città.”