LO STATO DELL’UNIONE EUROPEA

DI MASSIMO RIBAUDO

Quando vedo che ci stiamo raccontando un po’ di palle, il mio spirito critico reagisce.
La crisi sanitaria da pandemia per Covid-19 ci sta mostrando un’Unione Europea incapace e confusa.
La strategia sulle vaccinazioni è lenta. No, stavolta non è colpa di Domenico Arcuri o del governo italiano.
Negli altri paesi sanno che la colpa è della Commissione Europea è di Ursula von der Leyden.
A San Marino si vaccinano con lo Sputnik V russo, noi non possiamo. Il miglior vaccino appare il Moderna, noi non lo riceviamo.

Gran parte dei vaccini che non vengono inoculati sono Astra Zeneca, per tenerli come scorta per i richiami della seconda vaccinazione.

D’altra parte sapevamo da marzo dell’anno scorso che qualunque vaccino avrebbe avuto, viste le dimensioni mondiali della pandemia, difficoltà di produzione e logistica.

L’Unione Europea non è tra le aree del mondo leader in nessun settore strategico del terzo millennio.

Come l’asino di Buridano guarda ad Asia e Stati Uniti, senza volontà autonoma e strategia, e oramai da decenni si sta facendo superare in tutti i campi da occidente angloamericano e colossi indiani e cinesi.

Quel che è peggio è che tutte le popolazioni europee stanno retrocedendo culturalmente, socialmente ed economicamente.

No. Merkel e Macron non sono leader.
Se lo fossero avremmo innovazione da Germania e Francia, esempi di cultura e visione futura, coraggio delle scelte.
Si continua invece solo a parlare di debito e regole di bilancio.

Il Covid ci dice che, come nel 1940, è l’Europa la grande malata del mondo. Uno spazio territoriale e politico che non sa interpretare né accettare un mutamento epocale ormai inarrestabile.

Uno spazio di nobiltà decaduta come le idee di von der Leyen e Lagarde. Di Francia e Germania, pallide ombre di una grandezza scomparsa da secoli.