DI MARIO PIAZZA
Perdonatemi l’irriverenza intrinseca nell’assonanza, ma credo sia arrivato il momento di mettere sul tavolo il “terronicidio” e le “quote meridionali”.
Quanto siamo bravi “noi del Nord” a magnificare lo splendore della costiera amalfitana, la bontà delle orecchiette e l’ospitalità dei siciliani. Lo facciamo spesso, senza renderci conto che apprezzare il Sud solo in questi termini non è diverso dall’elogiare una donna riferendosi unicamente alla rotondità delle sue natiche e alla prorompenza delle sue poppe.
Passato il momento di entusiasmo estetico il Sud lo rispediamo in cucina e nel salotto buono, in sala da pranzo e nello studio rimaniamo noi, finti intelligentoni e onesti cittadini, e il Sud torna a essere una gran rottura di scatole con le sue mafie, i suoi disoccupati e i suoi disastri strutturali.
Non ricordo neppure un solo governo che abbia fatto qualcosa di serio e sincero per il Sud e prova ne sia il divario sociale ed economico immutato da settant’anni, e questo governo si sta delineando persino peggio di quelli che l’hanno preceduto.