DI ORNELLA MEDDA
L’ultima foto di una donna uccisa dal marito è questa.
Non quella che si trova in trova in rete, abbracciata al suo assassino.
Si chiamava Fortuna Bellisario, del rione Sanità di Napoli e aveva 36 anni.
Fortuna è stata ammazzata due anni fa, mentre i figli di 7, 10 e 11 anni erano dai nonni.
E’ stata massacrata a colpi di stampella ortopedica.
Il femminicida ha poi chiamato la polizia avvisando di aver “picchiato” la moglie.
Che però era già morta.
L’autopsia rivelò poi che di botte, Fortuna, ne aveva prese tante, ma tante negli anni.
Perchè ne scrivo ancora?
Perchè ieri il femminicida (condannato a 10 anni di carcere) è uscito dalla galera ed è tornato ai domiciliari da mammà.
Ciò è stato possibile grazie al disposto di un giudice che su richiesta del legale del femminicida, ha derubricato in sentenza l’atto, da omicidio volontario a preterintenzionale (certo! Certo!) non solo: il femminicida è stato giudicato NON SOCIALMENTE PERICOLOSO.
Ma come si fa, giudici, come avete potuto?
Come potete far pendere la bilancia della “giustizia” dalla parte del torto marcio? Contro ogni evidenza.
Contro ogni pietà.
Contro ogni insegnamento vi sia stato impartito.
Contro le vostre stesse madri.
Contro le donne.
Contro i figli.
Contro.
Spero forte esista una giustizia superiore se davvero esiste un Dio e se esiste spero sia il più giudicante.
Che non abbiate perdono da lui, nè dagli uomini (intesi come donne).
E’ questa, l’ultima polpettina avvelenata con cui ci avviamo tristemente verso un 8 Marzo che deve diventare di lotta.
Dura e senza quartiere.