AI NAVIGLI FOLLA, MUSICA E DRINK …

DI ANTONELLA PAVASILI

Io davvero non riesco a capirle certe logiche della gestione di questa pandemia.
Vedo scorrere in tv le incredibili immagini di quanto è successo questo pomeriggio ai Navigli, a Milano.
Bar e locali aperti, migliaia di ragazzi tutti appiccicati l’uno con l’altro, bottiglie di birra e bicchieri di cocktail in mano, musica in diffusione.

Guardi e ti chiedi se davvero siamo in pandemia.
Poi realizzi che, sì, siamo in pandemia.
Ma non lo capisci dalle immagini, lo capisci perché ti ricordi che è sabato sera e che non puoi andare a mangiare una pizza perché i ristoranti a cena sono chiusi.
E ricordi anche che l’ultima volta che hai messo piede in una palestra era lo scorso anno.

E intanto ai Navigli, ma anche nelle piazzette dei più piccoli paesi, tutti stanno lì.
No, non assembrati.
Assembratissimi.
E ti chiedi com’è che funziona questo virus.

Ma davvero si muove nei ristoranti e solo a cena, solo nelle palestre, solo nelle piscine, solo nei cinema e nei teatri?
Ma davvero in una piazza stracolma sta bello bellino, fermo e non contagia nessuno?
Qual è il senso?

Io non capisco.
Ma, se non capisco io, fa quasi nulla.
Mentre se non capiscono i ristoratori o i gestori di palestre e cinema, è un’altra storia.
Perché se poi la gente che in un locale, in un’attività, ci ha buttato i sacrifici di una vita e magari ha ancora davanti decenni di mutui da pagare sbrocca, non chiediamoci perché.

La risposta sta lì.
Nell’impossibilità di capire certe logiche assolutamente incomprensibili.
Mentre guardiamo attoniti immagini di migliaia di giovani col bicchiere in mano.
E poco distante tante saracinesche restano drammaticamente abbassate.

Perché lì il virus ci va.
Mentre dalle strade affollate, miracolosamente, fugge…