DI VIRGINIA MURRU
Che non ci si dovesse aspettare un miracolo, era scontato, il Covid si è abbattuto come un ciclone stravolgendo ogni equilibrio, i danni in un anno di emergenza ci sono stati, e non di poco conto. L’Italia non è la sola vittima, ovvio, ma in questo Paese travagliato è come se, sul piano economico, piovesse sul bagnato.
Le ferite sono tante, se i tempi lo permetteranno, con il rientro nella normalità si potrà ricostruire sopra le macerie, perché di una guerra si tratta, sia pure non convenzionale.
Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, nel 2020 l’economia italiana ha registrato una flessione di portata eccezionale, dovuta alla lotta contro il virus e alle misure di contenimento che sono state messe in atto per arginarne l’impatto, in primis sul versante sanitario. Il Pil, considerando il volume, è sceso dell’8,9%. Sulla base dei prezzi di mercato, e in termini di valore, è stato pari a 1.651.595 milioni di euro correnti, con un calo rispetto al 2019 del 7,8%.
Come ha già più volte sottolineato l’Istat, a determinare il crollo è stata in gran parte la domanda interna, meno incisivo invece il calo registrato per la domanda estera e le scorte. Il settore manifatturiero ha risentito in modo rilevante delle restrizioni, come anche altri comparti nel settore terziario.
Secondo le analisi dei dati diffusi dall’Istat, sul piano della domanda interna, nel 2020 si è registrato, in termini di volume, un calo del 9,1% degli investimenti fissi lordi, mentre per quel che concerne i consumi finali nazionali, il calo è stato del 7,8%. L’export di beni e servizi sono diminuiti del 13,8%, le importazioni del 12,6%.
Al netto delle scorte, precisa l’Istat, la domanda nazionale ha ‘contribuito negativamente alla dinamica del Pil per 7,8 punti percentuali’. Negativo anche il contributo della domanda estera netta, sia pure in modo lieve -0,8%, le variazioni delle scorte hanno inciso per lo 0,3 punti percentuali.
Il saldo primario, ossia indebitamento netto meno la spesa per interessi, valutato in rapporto al Pil, è stato pari a -6,0% – rispetto al 2019 +1,8%.
La contrazione dell’attività produttiva, spiega l’Istituto, si è accompagnata ad una riduzione marcata dell’input di lavoro e redditi. In netto peggioramento l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche, che ha messo in rilievo un consistente aumento delle uscite, in gran parte attribuibile alle misure di sostegno all’economia, famiglie e imprese, misure volte al contrasto dell’impatto Covid nel tessuto produttivo.