DRAGHI EMPATICO? FA RIMPIANGERE ARCURI

DI CLAUDIA SABA

Mancava.
Ci mancava proprio tanto un generale nell’armata Brancaleone servito dal burocrate Draghi.
Tutto fatto, deciso in una sola notte all’ombra delle tenebre.
Non è certo questa l’idea di Italia che avremmo voluto.
Un’Italia che vira vertiginosamente a destra.
Eppure con Conte si era gridato da più parti alla dittatura.
E adesso che siamo passati dalla “dittatura sanitaria” alla dittatura vera e propria tutto tace.
A me fa paura quel suo allontanamento dalla gente, quel tenersi fuori da ogni dialogo con il mondo fuori.
Vederlo impassibile davanti alla vita e alla morte di chi vive fuori le mura del suo cerchio dorato.
Draghi non appare.
È in penombra.
Non spiega, non solidarizza, non parla con i cittadini.
Troppo in alto per abbassarsi
a tanto.
Forse, con Conte, ci eravamo abituati all’uomo prima che al presidente del consiglio.
Alla modestia, ai valori di una sinistra di cui si sono perse le tracce.
Ma non tutti i presidenti sanno essere uomini.
E per tenere in piedi un paese in tempi di pandemia mondiale, è necessario mostrarsi, avere il coraggio di metterci la faccia e non di rinchiudersi nella stanza dei bottoni.
Prima o poi, Draghi, dovrà chiarire il perché di un consigliere economico di nome Giavazzi, di un militare piazzato ai servizi segreti e di un generale alla campagna vaccinale.
Per molto meno si è gridato alla dittatura solo qualche giorno fa.
E in quanto ad empatia, il nuovo presidente del consiglio, fa rimpiangere persino Arcuri.