DI EMILIANO RUBBI
Secondo il quotidiano francese Le Monde, Francia e Germania, durante il summit europeo della settimana scorsa, avevano appoggiato la proposta di destinare 13 milioni di vaccini acquistati dall’UE ai paesi africani.
Ovvero a quei paesi che non possono permetterseli perché, quando li vanno a comprare, si trovano costretti a pagarli più del doppio rispetto a noi.
Si trattava di una proposta basata su una semplice considerazione, oltre che su una base di ovvia solidarietà: se il virus seguita a circolare nei paesi poveri, le varianti si moltiplicheranno. E questo incubo non avrà fine ancora per molto tempo.
Indovinate chi si è opposto fermamente e ha impedito la cosa?
Esatto: SuperMario Draghi.
Perché i vaccini sono un bene prezioso e ancora raro, per ora, quindi “Prima gli Italiani”.
Ora: io lo capisco se Salvini gioisce, per carità.
È la sua ricetta da sempre, del resto: “prima noi e poi loro”.
L’unica cosa che cambia, di solito, nella narrazione salviniana, è il “noi”, che prima significava i lombardi, poi i padani, poi gli italiani, adesso gli europei.
Lo capisco se sta bene agli elettori della Meloni, che si troveranno perfettamente rappresentati dal ragionamento di Draghi.
Capisco anche se sta bene agli elettori di Forza Italia e Italia Viva, che scodinzolano come cagnolini felici perché il loro idolo Draghi, finalmente, ha riunito i due partiti gemelli sotto la bandiera dello stesso governo.
Ma a tutti voi che fino a ieri combattevate questo genere di forma mentis, a tutti voi che giudicavate disumana l’idea di anteporre l’importanza di una vita umana rispetto a un’altra sulla base di un confine, a tutti voi che vi indignavate per i “prima” leghisti, questo sta bene? Vi sentite rappresentati?
Davvero?