DI ANTONIO DRAGONETTO
Camminando forzosamente da solo lungo i confini, nel silenzio di una stanza , il rumore delle voci dei tg, ennesime dichiarazioni, ormai si fanno dichiarazioni su tutto, senza più memoria di quelle fatte 24 ore prima, e noi impercettibilmente ci stiamo assuefacendo a questa produzione di parole prive di senso. Allora diventa ancor più necessario camminare lungo i confini, riconoscendo cosa c’è di qua e cosa c’è di là del bordo.
Da un lato la consuetudine della vita “normale”, i politici, i rappresentanti di categoria, gli amici degli aperitivi, tutti con qualcosa da dire su un anelito di normalità, con la parola “libertà” usata a ogni piè sospinto, anche se ora di fronte alle nuove misure, rimane difficile urlare come prima “dittatura sanitaria!”. Ma non è affatto questo ciò che mi interessa, Non più. E’ troppo facile e scontato fare un elenco sia pur sommario della casbah linguistica al di qua del confine. E sopratutto non ci porta ormai più da nessuna parte.
Camminando sui confini, con i propri malesseri, le proprie domande, le proprie paure, si comincia a intuire cosa c’è al di là. C’è sicuramente un mare aperto, ma anche il luogo di quelle domande che difficilmente portiamo alla coscienza nella vita di ogni giorno.
Bordeggiando sui confini, in silenzio, ti chiedi il senso delle cose che hai fatto, che sembravano centrali e fondamentali, e che invece riconosci che fanno parte del teatrino della rappresentazione della vita quotidiana. Soprattutto senti particolarmente vicino , oltre i confini, il senso del “limite”. Questo teatrino che può rapidamente interrompersi, magari per un contagio da parte di un qualcuno incontrato in strada o in negozio, dopo i suoi pomeriggi bravi a base di spritz.
Bordeggiando sui confini, sono un po’ di giorni che spesso provo paura. Ma non posso cedere ad essa. Devo trovare una maglia rotta nella rete….
“(…..) Se procedi t’ imbatti
tu forse nel fantasma che ti salva:
si compongono qui le storie, gli atti
scancellati pel giuoco del futuro.
Cerca una maglia rotta nella rete
che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!
Va, per te l’ ho pregato, – ora la sete
mi sarà lieve, meno acre la ruggine… “
(Eugenio Montale, In limine)