DI CARLO PATRIGNANI
Senza equivoci: un plauso a Nicola Zingaretti per aver, con il suo mi vergogno, seguito dalla ferma intenzione: non sparisco, messo a nudo il falso unanimismo, dal sapore acre di gesuitismo, del Pd.
La evidente crisi d’identità del Pd, ridotto ormai a veicolo per la carriera e le poltrone, si trascina dalle difettose origini: meglio una Federazione che un indefinito, immaginario Pd, disse nel 2006, Bruno Trentin, manifestando la sua contrarietà al progetto di fusione tra Ds e Margherita.
E’ un tragitto che ha bisogno di anni di esperienze comuni, al basso come in alto, per poter diventare – ammonì – un fattore di contaminazione tra le culture diverse.
Coerente con la sua storia, Trentin puntava al socialismo, vorrei poter morire socialista, da costruire: non è un sistema codificato ma un percorso, una ininterrotta ricerca sulla liberazione della persona umana e la sua capacità di autodeterminazione.
Non ipotizzava il superamento del capitalismo tout court, ma il superamento dei suoi fallimenti e dell’economia di mercato a rimarcare sia la contrarietà alle teorie sulla crisi catastrofica del capitalismo e sia il processo riformatore (non riformista) che caratterizza la costruzione di una nuova società che faccia della persona, non solo delle classi, il perno di una convivenza civile.
La lectio magistralis di Trentin non fu ascoltata e probabilmente per l’assordante campagna agostana, orchestrata da Repubblica, dei vari Giddens, Lloyd, Touraine, ai quali si unì Valter Veltroni futuro leader (14.10.2007) del Pd a vocazione maggioritaria.
Dall’altro versante, le diverse anime della sinistra radicale: Prc (Partito Rifondazione comunista), SD (Sinistra Democratica), Pdci ( Partito Comunisti Italiani) e Fdv (Federazione Verdi) non riuscirono a fondersi e ripiegarono – a fine 2007 – sulla Sinistra Arcobaleno.
Così i due raggruppamenti (PD e SA) si presentarono, avendo estirpato il socialismo, alle elezioni politiche del 13-14 aprile 2008, dopo che a febbraio il Governo di centro-sinistra guidato da Romano Prodi, poeta morente, cadde sotto il fuoco amico: il PD non sfondò e SA non arrivò al quorum (4%) e restò senza parlamentari.
Amara ma onesta la confessione di Zingaretti, il cui appoggio al Conte-2, è stato sincero – pacta sunt servanda – anche se, come è fisiologico nella dialettica tra forze diverse, a volte contrastato e anche sofferto.
Indubitabile poi l’adesione piena ad edificare, dall’inedito fatto politico, l’asse Pd-M5S-LeU, dopo la defezione di Iv, un fronte progressista, quale alternativa al centro-destra sovranista e dai connotati xenofobi.
Non a caso nel mirino di Matteo Renzi, il Demolition Man, sono finiti uno dopo l’altro: prima il Governo Conte-2, poi il Premier Conte, quindi Zingaretti sfiduciato, senza profferir parola, dai tanti Bruto del Nazareno, passando per lo smottamento dei 5S, in parte di LeU e infine del PD.
E se l’arrivo di Mario Draghi, il salvatore gesuita, smentito con fermezza poi saltato fuori con ebbrezza dal magico cilindro, fosse stato progettato, vista la totale libertà di manovra di Demolition Man, mai censurato neanche dopo il viaggio a Riad dal sanguinario principe saudita MbS?
Di certo l’arrivo, tanto annunciato quanto auspicato dal tam tam dei media e loro editori, non è stato un incidente di percorso nè forse neanche dettato dall’emergenza sanitaria-economica: prima si sono create le premesse sociali, l’ondata di veementi proteste lobbistiche, poi quelle politiche: la destabilizzazione permanente della coalizione.
Ceratamente una pessima pagina per la Politica che non è fallita e finita essendo parte integrante della vita delle persone: semmai il fallimento è stata una classe dirigente spregiudicata, devota e genuflessa al Potere, o meglio ai Poteri forti, che in cambio dell’anima, garantiscono a tempo carriera, prebende e privilegi.
E’ per questo che l’atto di coraggio di Zingaretti di mettere di fronte alle loro responbalità i maramaldi, i Bruto del Nazareno, ha un suo valore: nobilita la Politica oggi sofferente dandole al tempo stesso nuova linfa vitale per arrivare nonostante tutto a costruire quel fronte progressista e socialista che richiede, come diceva il Comandante Leone della Brigata Rosselli, una ricerca ininterrotta sulla liberazione della persona umana.