DI CLAUDIA SABA
Non ho mai apprezzato particolarmente Fabrizio Corona.
Lui, il caso umano, il giustiziato per eccellenza.
Condannato definitivamente nel 2015 dalla Cassazione a 13 anni e 2 mesi di reclusione per reati continuati, ha trascorso in carcere 6 anni per passare poi ai domiciliari.
Ma il tribunale di sorveglianza di Milano ha disposto di nuovo il suo arresto e dovrà tornare altri due anni dietro le sbarre.
Appresa la notizia
Corona si è ferito ai polsi ed è
stato ricoverato nel
reparto di psichiatria dell’ospedale Niguarda.
Ieri lo ha fatto di nuovo.
Quella di Corona è una storia di vita al limite dell’incredibile.
I medici gli hanno diagnosticato il disturbo bipolare e narcisistico della personalità.
E invece di spedirlo in un centro di recupero come si fa con uomini violenti e stalker, la sua destinazione sembra essere soltanto il carcere.
Nel frattempo Sara, dopo 5 anni, aspetta ancora un processo.
Violentata e abusata per 10 anni dal suo aguzzino, denunciato, vive i suoi giorni con la paura di poterlo incontrare.
Lucia invece morta ammazzata dal marito, non avrà giustizia.
Il suo assassino è uscito dal carcere dopo soli sei anni di galera per buona condotta.
Anche Salvatore Parolisi, condannato a 20 anni per l’omicidio della moglie Melania Rea, potrebbe tornare in libertà a giugno se il giudice di sorveglianza dovesse decidere di “concedergli quei benefici concessi ai detenuti che hanno avuto una buona condotta e partecipato all’opera di rieducazione”.
Ma Corona no. Ha commesso troppi reati. È un criminale e deve necessariamente pagare.
In galera.
Per tutti.