A MIO PADRE

 

DI ANTONELLA PAVASILI

“E lo so, sai, lo so già da ieri sera che oggi sarà dura.
Verso l’imbrunire, quando il giorno scemava, ho guardato il calendario e ho letto la data.
E il vuoto mi ha riempita.

E ho pensato che in questo giorno questo vuoto non si colmerà mai.
E sai la cosa strana?
Mi fa sentire fortunata questo vuoto.
Ne avverto la dolcezza, la gratitudine.
Perché c’è stato l’immenso in questo vuoto.
L’immenso.

E non capita a tutti sai.
C’è tanto deserto intorno, distese sconfinate di sabbia arida.
Nemmeno un fiore su quella sabbia.
Ne baci, ne carezze.
Solo sabbia, senza vita.

Che se va via, nemmeno te ne accorgi.
Non ti manca nulla di quel deserto.

A me invece manca tutto.
Le decine di telefonate ogni giorno, il pesce del venerdì, le insalate del sabato, le prime ciliegie che andavi a prendere chissà dove per la gioia di farle trovare a me e alle mie sorelle quando ci sembrava ancora troppo presto, le fragole a pezzetti, il pane abbrustolito, il quotidiano sulla tua sedia, la posta che dovevo per forza guardare io anche se era solo pubblicità, le tue mille domande, la patente da rinnovare, l’ansia per l’influenza dei nipotini, quei due colpetti di clacson quando venivi a trovarmi, la mimosa l’otto marzo, le rose di mamma per l’anniversario.

Mi manca tutto questo e tanto altro.
Mi manca come solo l’aria può mancare, quando la salita è troppo ripida.
Mi manca come può mancare solo ciò che hai avuto.
E tanto basta.
L’ho avuto papà, e rimane dentro di me, riempie l’anima, anche oggi che il vuoto mi invade.

E vorrei solo che qualcuno spostasse un po’ quelle nuvole lassù.
Chissà, forse riuscirei a vederti un attimo.
Giusto il tempo per dirti ‘Auguri papà’…

Condivido questi pensieri perché vorrei che oggi, tutti quelli che possono, abbracciassero forte e baciassero i loro papà non una, ma due volte.
Una volta per loro e una volta per tutti quelli che non possiamo farlo più.

Buona festa del papà a tutti.

 

Foto di Marcello Santalco