DI CARLO PATRIGNANI
Il disfacimento della sinistra politica in Italia conclude una lunga storia iniziata con le società mutualistiche mazziniane e con i partiti operai degli ultimi decenni dell’Ottocento, proseguita con il partito socialista (da Filippo Turati a Bettino Craxi) e con quello comunista (da Amedeo Bordiga e Antonio Gramsci, a Palmiro Togliatti e Enrico Berlinguer) fino alla residualità di Rifondazione (di Armando Cossutta e Fausto Bertinotti.
E’ un disfacimento che politicamente ha lasciato il Partito democratico, con larga componente ex democristiana, e culturalmente ha lasciato piccoli cenacoli i quali coltivano l’anticapitalismo imperfetto.
E’ da qui che dobbiamo partire secondo lo schema dell’incontro tra intellettuali ribelli e comportamenti collettivi per l’ampliamento dei diritti e per il miglioramento delle condizioni di vita, incontro che è alla base di ogni cambiamento.
E’ quanto scrive, senza un’ombra di rassegnazione allo status quo, il decano dei politologi e storico di lungo corso, Giorgio Galli, scomparso alla fine del 2020, nel suo ultimo saggio L’anticapistalismo imperfetto (Kaos edizioni) nel quale torna a denunciare l’oligocrazia delle 500 multinazionali, come le Big Tech o le Big Pharma, che governano il mondo, accrescendo le diseguaglianze economico-sociali e che persino l’anticapitalismo, in quanto imperfetto, non ha nel giusto conto nella sua agenda.
Per contrastare il dominio delle potenti multinazionali, suggerisce Galli, occorre una rivoluzione culturale che può esser innescata dall’incontro tra intellettuali ribelli e comportamenti collettivi sia per l’ampliamento dei diritti e il miglioramento delle condizioni di vita delle persone, sia, onde scongiurare il governo oligarchico dei custodi, con l’estensione del voto a suffragio universale, per scegliere chi comanda davvero.
Così l’anticapitalismo – aggiunge – potrà essere meno imperfetto, anche per opporsi ad una involuzione autoritaria della stessa democrazia rappresentativa. Perché non evocare l’idea dell’elezione a suffragio universale di una quota consistente dei vertici delle multinazionali? Risulta evidente come non si tratti del destino del capitalismo, ma dell’ampliamento della democrazia rappresentativa.
E qui veniamo al punto centrale: la rivoluzione culturale, ossia l’incontro tra intellettuali ribelli allo status quo, e non a caso per il passato Galli fa riferimento all’anticapitalismo di sinistra di Riccardo Lombardi, e comportamenti collettivi per l’ampliamento dei diritti e il miglioramento della vita delle persone.
Il riemergere sul versante politico di intellettuali ribelli potrà forse scaturire dai piccoli cenacoli, ad alcuni dei quali faccio breve cenno. A Roma vi è, attorno alla rivista settimanale Left e all’Associazione culturale Amore e Psiche, un gruppo di studiosi, formatisi dagli anni Settanta col partito comunista e nelle sedute di Analisi collettiva dello psichiatra Massimo Fagioli, che, con l’editrice L’Asino d’oro edizioni, pubblica testi di economia collocabili nell’ambito dell’anticapitalismo imperfetto di sinistra, come ad esempio Il flagello del neoliberismo – Alla ricerca di una nuova socialità di Andrea Ventura, 2018.
L’interesse di Galli per la Teoria della nascita dello psichiatra Massimo Fagioli è stato tra il 2018 e il 2020 una costante sempre più ampia e solida tanto da averlo spinto a scrivere la prefazione al libro di Irene Calesini La negazione della donna, (Aracne edizioni, 2020), dove si augura che dopo quella di Amore e Psiche possano svilupparsi altre ricerche specifiche sulla situazione femminile in grado di coniugare la psicologia più innovativa con una storiografia che lo sia altrettanto.