COSA DIRE AGLI OPERAI

 

DI MASSIMO RIBAUDO

E’ tutto un florilegio di critiche alla vicesegretaria del Pd, l’eurodeputata Irene Tinagli, per la sua risposta a Lucia Annunziata.
“Io non so cosa dire a un operaio, ma so come mi diceva mio nonno operaio: studia”.

Lo dicevano anche Lenin e Gramsci, di studiare, quindi la risposta non è di destra, come si commenta in giro.

Il problema è che una risposta antiquata, allo stato delle cose.

E’ meglio non dire proprio nulla a un operaio, anziché prenderlo in giro con false promesse. E sarebbe comunque prioritario ascoltarlo, l’operaio, perché se non ha nessuno con cui parlare, come negli ultimi venti anni, poi vota Lega o diventa fascista, e ha le sue ragioni.

All’operaio dobbiamo assicurare che la sua impresa non chiuda, che il suo stipendio migliori e in ogni caso non perda di valore d’acquisto, che la sua pensione gli permetta di vivere.

E’ possibile garantire queste cose a modello economico attuale?
NO.
Ecco perché Irene Tinagli e tantissimi altri non sanno cosa dire agli operai.
Ha studiato, la deputata Tinagli, ma ha indirizzato i suoi studi, perché così conveniva, verso teorie e ideologie che eliminano diritti e futuro agli operai.
Non bisogna dire qualcosa agli operai: si deve modificare il modello economico.

Cari nipoti degli operai, avete studiato?
Bene. E dopo le riforme del lavoro, della scuola, della contrattazione e della previdenza sociale, votate anche dal Pd, cosa vi resta?

Aprire un sito su onlyfans, vero?

Fatelo sapere a Enrico Letta e a Irene Tinagli che l’ascensore sociale è fermo da venti anni, che non se lo ricordano.