“VIETATO AMARE CHI SI AMA”

 

DI CRISTINA PEROZZI

Roma, venerdì 26 febbraio ore 21.00 circa.

Due ragazzi in attesa della metro alla stazione Valle Aurelia. Stanno insieme e fanno persino attivismo per i diritti gay tramite, fra molte altre, l’associazione Gaynet Roma.

Sono e si sentono uguali a due fidanzati qualunque, come qualsiasi coppia che si vuole bene. E per questo si scambiano un bacio.

Un uomo li vede dall’altro lato della banchina e inizia ad urlare, scandalizzato: “Ma non vi vergognate?”
I ragazzi reagiscono e invitano l’uomo a impicciarsi degli affari suoi. Non l’avessero mai fatto. La violenza che deflagra all’improvviso è incontenibile e si vede nelle immagini delle telecamere acquisite dalle forze dell’ordine.

L’uomo con un balzo attraversa i binari ed inizia un vero e proprio pestaggio in danno di uno dei due, con raffiche di calci e pugni. Ancora più sconcertante il seguito.

Parrebbe, infatti, che neppure la procedura legale con le autorità sia stata agevole per le due vittime, perché “la polizia ha faticato a comprendere il movente omofobo ed è servita un’integrazione della denuncia per mettere nero su bianco la richiesta di recuperare i video delle telecamere di sicurezza, che proverebbero la dinamica dei fatti”.

L’accaduto deve far seriamente preoccupare, riflettendo per un attimo sul movente di una violenza così rabbiosa. Ancora oggi nel nostro Paese non si accetta che due persone dello stesso sesso manifestino liberamente il proprio orientamento sessuale. In Italia due gay non possono esprimersi affettivamente in pubblico, perché questo scatena l’aggressività e l’intolleranza di chi li guarda. Non ci arrabbiamo per le tante ingiustizie sociali che ci circondano, ma perdiamo il senno se due ragazzi dello stesso sesso accanto a noi si scambiano effusioni. Lo stesso sesso che però, ovviamente, deve essere maschile, perché non sovvengono simili reazioni se due donne manifestano i loro sentimenti reciproci.

Quanta arretratezza patriarcale ed ipocrita ancora pervade il Bel Paese.

Proprio ieri che si celebrava la giornata internazionale contro le discriminazioni in merito alle quali la nostra Costituzione è perentoria: “Articolo 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Ma è il secondo comma che dovrebbe obbligare ad un definitivo cambio culturale, là dove è scritto che: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Un compito che lo Stato fatica ad eseguire, perché parecchi di quegli ostacoli dipendono dai valori che vengono fatti adottare alla collettività. Ovvero da quello che si viene indotti a pensare. Dal comune sentire, da quel sottile subdolo razzismo sempre dietro l’angolo, che viene tollerato ed anzi alimentato ogni giorno. Anche con la poca educazione sulla civile e pacifica reciproca convivenza.

Ed oggi ancora in Italia, secondo una subcultura becera e, purtroppo, dominante e nonostante le tante quotidiane enunciazioni di principi, si pensa che non tutti abbiamo il diritto di amarsi liberamente.