BELFAST, SCONTRI E BUS IN FIAMME CONTRO GLI ACCORDI BREXIT

DI STEFANIA DE MICHELE

Belfast sembra essere piombata indietro di 25 anni: disordini, lanci di mattoni e molotov sul ”muro di pace”, che divide i quartieri protestanti britannici da quelli cattolici dei nazionalisti irlandesi.

Un gruppo di persone ha dirottato un autobus che è poi stato dato alle fiamme nella sesta giornata consecutiva di tensioni.

La scintilla dei nuovi ‘Troubles’ – come venivano chiamate le sommosse precedenti gli accordi del Venerdì Santo del ’98 – è in gran parte scaturita dai patti post-Brexit per l’Irlanda del Nord.

Una nuova intesa commerciale ha imposto controlli doganali e di frontiera su alcune merci che si muovono tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito. L’accordo è stato progettato per evitare controlli tra l’Irlanda del Nord e l’Irlanda, membro dell’Ue, perché un confine irlandese aperto ha contribuito a sostenere il processo di pace costruito proprio sugli accordi del Venerdì Santo.

Le regole commerciali, che non piacciono soprattutto agli unionisti, hanno alterato il già fragile equilibrio nella ripartizione del potere cattolico-protestante a Belfast. Su una cosa però i leader politici si sono trovati d’accordo: entrambe le parti hanno infatti condannato la violenza e i vandalismi, che hanno accompagnato il dissenso. “Le scene che abbiamo visto in quest’ultima sera e in quelle precedenti sono totalmente inaccettabili – ha detto la premier dell’Irlanda del Nord, Arlene Foster (Partito Unionista Democratico filo-britannico) – non ci può essere posto nella nostra società per la violenza o la minaccia di violenza.

Questo deve finire. Proprio come era sbagliato in passato e non è mai stato giustificato, così è sbagliato ora e non può essere giustificato”. Nel tweet della premier, Foster: “Questa non è una protesta. Questo è vandalismo e tentato omicidio. Queste azioni non rappresentano l’unionismo o il lealismo. Sono una vergogna per l’Irlanda del Nord e servono solo a distogliere l’attenzione dai veri trasgressori della legge nello Sinn Fein.

Il mio pensiero va all’autista dell’autobus“. Stesso mesaggio di sconfessione arriva dalla vice premier Michelle O’Neill in quota ai nazionalisti irlandesi Sinn Féin: “Come leader politici, dobbiamo essere uniti nell’appello, rivolto a tutti, di astenersi da ulteriori minacce o dall’uso della violenza. Dobbiamo riconoscere che è solo attraverso la politica democratica che si possono risolvere i nostri problemi. Facciamo appello a coloro che spingono e organizzono i giovani alla violenza, di fermarsi e ai giovani stessi di chiedere loro di esercitare moderazione”.

Nel tweet della vice premier O’Neill (capo del governo congiunto dell’Irlanda del Nord): “Ogni rappresentante pubblico ha l’obbligo di affrontare le tensioni. Queste proteste incendiarie devono cessare immediatamente prima che qualcuno rimanga gravemente ferito o peggio. __Le organizzazioni criminali che orchestrano questa violenza si trovano in un vicolo cieco, devono sciogliersi subito“.

I leader di diverso segno politico dell’Irlanda del Nord hanno dunque chiesto congiuntamente la fine della violenza, ma il nodo post Brexit non è sciolto.