DI VINCENZO G. PALIOTTI
Un’altra ingiustizia è fatta!
Un’altra “perla” appoggiata dai “migliori”: il senatore Formigoni riavrà il suo vitalizio con tanto di arretrati. Vitalizio sospeso tre anni fa per essere stato, il senatore, condannato con sentenza definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione.
Condanna che Formigoni ha scontato parzialmente in carcere, soltanto 5 mesi, accogliendo la richiesta dei difensori di poter scontare il resto della pena ai domiciliari. Questo in contraddizione con chi ha appoggiato il provvedimento di ripristino del vitalizio, convinti assertori della “certezza della pena detentiva”.
La richiesta dei difensori di riavere il vitalizio, accolta dalla commissione del Senato presieduta dal senatore Caliendo di forza Italia, parla di “stato di indigenza” del senatore Formigoni.
Ora ci si chiede se l’indigenza di Formigoni, che oggi vale 7.000 euro al mese più gli arretrati, può essere paragonata, anche al netto del vitalizio, a quella di un cittadino qualunque, incensurato ed in difficoltà. Se questa indigenza ha le stesse problematiche: bollette luce, gas, acqua etc.; affitto di casa o mutuo da pagare; pagare gli studi ai figli; mantenere figli senza lavoro; e si potrebbe andare avanti, e tutto questo conducendo una vita dignitosa ma non certo brillante come il “celeste”, o se volete quello che fu l’eccellenza quando era presidente della Regione Lombardia.
E non è tutto perché questa decisione potrebbe aprire la porta agli altri parlamentari ai quali è stato sospeso il vitalizio per gli stessi motivi della sospensione al senatore Formigoni, altri cioè che si rifaranno avanti, quindi anche Berlusconi anche se per lui staremo a vedere quale motivazione addurranno per la richiesta i difensori, certamente non allo stato di indigenza dell’ex cavaliere. Ma guai ad esserne certi: oggi, e da un po’, la “decenza” non abita più qui.
E dopo di ciò altri la faranno franca rendendo inutile una legge che doveva fare giustizia, quella “loro” giustizia che delegittima la scritta che campeggia in tutte le aule di tutti i tribunali: “la legge è uguale per tutti”.
Oltre al deprecabile fatto che ancora di più ci si chiede cosa vale rimanere onesti, specialmente chi per restare “pulito” va incontro all’indigenza, quella vera però.