DI VIRGINIA MURRU
Lo ha scritto su Twitter Kira Yarmish, che ha così provveduto ad informare l’opinione pubblica sul suo stato di salute. In seguito allo sciopero della fame, iniziato in carcere da Navalny il 31 marzo scorso, la situazione sta precipitando di giorno in giorno. Il rischio, secondo il suo medico personale, è di arresto cardiaco, che potrebbe sopraggiungere da un momento all’altro.
Per questo, a livello mondiale, c’è una grande mobilitazione volta a sensibilizzare Putin sulle gravi situazioni di salute, così che il dissidente possa avere accesso immediato alle cure urgenti e all’assistenza sanitaria di cui necessita. La vita di Navalney è nelle mani del presidente russo, il quale, fino ad ora, ha manifestato intransigenza circa il diritto di ricorrere agli opportuni trattamenti sanitari, con l’intervento dei medici che conoscono la sua storia clinica, e le gravi vicissitudini di cui è stato vittima nel 2020.
Il cardiologo Yaroslav Ashikhmin, che vorrebbe visitarlo, ma per impedimenti dovuti al rigoroso e disumano regime carcerario, non può avvicinarlo, ha scritto sui social: “Il paziente potrebbe morire da un momento all’altro, dato che i suoi livelli di potassio sono altissimi e necessita pertanto di essere trasferito in una struttura per urgente terapia intensiva.”
La moglie Yulia ha affermato che le sue condizioni sono critiche, e c’è anche, per ovvie ragioni, una notevole perdita di peso. Sia il cardiologo Yaroslav, sia gli altri medici che si sono occupati della salute dell’oppositore al regime di Mosca, hanno inoltrato richiesta formale all’amministrazione dell’istituto di pena nel quale è detenuto, chiedendo l’autorizzazione di avvicinarsi al paziente e assisterlo.
La situazione è precipitata dopo le ultime analisi del sangue, le quali hanno evidenziato, come già accennato, alti livelli di potassio. Le condizioni di salute sono estremamente precarie, sia per mancanza di nutrimento da quasi 20 giorni, sia per conseguenze pregresse dovute all’avvelenamento del quale è stato vittima il 20 agosto scorso. Com’è noto, fu salvato grazie alle cure dell’Ospedale Universitario la Charité di Berlino, nel quale fu confermata l’ipotesi di avvelenamento tramite l’agente nervino Novichok, già peraltro utilizzato contro un altro personaggio scomodo: la spia russa Sergej Skripal, nel 2018.
Navalny è stato tradotto in carcere a febbraio scorso, per scontare due anni e mezzo di pena detentiva dovuta ad accuse pregresse di ‘appropriazione indebita’, presso la colonia penale di Pokrov.
Un grande coro di proteste si è sollevato in tutto il mondo per indurre il Cremlino a cedere sulla concessione degli elementari diritti umani ai quali deve avere accesso il dissidente russo, che ha solo 44 anni. Si tratta, appunto, dei fondamentali diritti di un essere umano, eppure, al momento, gli viene ancora negato il soccorso dei suoi medici. Ma del resto, anche dopo l’avvelenamento, le autorità russe non volevano concedergli il diritto di recarsi all’estero per la disintossicazione.
Si protesta anche tramite i social, con un altissimo numero di adesioni, e non potrebbe essere altrimenti, dato che stiamo assistendo, in pieno terzo millennio, ad una delle più barbare manifestazioni di violazione dei diritti umani. Ignorate anche, fino ad ora, le istanze di Amnesty International.