DI NICOLETTA AGOSTINO
La decisione di riaprire è tutta politica.
Non c’è in questo momento un epidemiologo, un virologo o un tecnico in Italia che si dica concorde con la riapertura, a parte Matteo Salvini, noto studioso di mutazioni Covid e curve pandemiche. E’ una decisione politica presa da un governo che non è politico e non è tecnico, è una decisione che inevitabilmente ricade e ricadrà esclusivamente sull’attuale ministro della Salute.
Certo ai maligni potrebbe quasi venire in mente che sia stato proprio per questo che il PdC qualche giorno fa ne aveva preso le difese così strenuamente, ma solo ai maligni. Perché in fondo gli altri lo sanno che i governi prendono decisioni politiche, e quindi un politico (leggasi agnello sacrificale) serve, e soprattutto per le decisioni scomode serve tra le fila della sinistra. Speranza rappresenta l’uno e l’altro, checché ne dica Giorgetti (sì, quello che – il mondo della medicina di famiglia è un mondo finito: “ma chi ci va più dai medici di base?”).
Alla destra di Salvini e Meloni invece andrà il merito, come un largo tesoretto di consenso da spendere alle prossime elezioni, di aver ridato fiato e impulso all’economia e aver preso le difese di intere categorie impoverite dal virus. Un gioco di ruoli già perfettamente configuratosi alla nascita di questo governo, sta andando tutto secondo copione.
Si riapre senza che nulla sostanzialmente sia stato fatto (di nuovo o di discontinuo rispetto al precedente governo) per proteggere lavoratori, studenti, pendolari, sanitari. Niente di niente. Tutto è rimasto esattamente uguale a prima, con la differenza che dentro la narrazione del governo di unità nazionale, nessuna forza politica può più denunciarlo. Renzi compreso, che ottenuto ormai il ponte sullo stretto deve essersi messo l’anima in pace.
Si riapre puntando sul buonsenso degli italiani, e qui c’è da sentirsi male al solo scriverlo, senza contare che la campagna vaccinazione, certo migliorata nei numeri, è ancora lontanissima dagli obiettivi annunciati. Riaprono i migliori, il rischio dunque è “calcolato”, e tutti speriamo che non sia, come Galli ha detto qualche giorno fa: “calcolato sì, ma calcolato male”.