DI LEONARDO CECCHI
La Corte Costituzionale ci sta dicendo che da qui a un anno dobbiamo cancellare l’ergastolo ostativo perché, tra le altre cose, lede alla dignità umana (art. 3).
In altri termini, di mandare in soffitta una misura che oggi impedisce ai mafiosi che non collaborano con la giustizia di accedere a vari benefici (ad esempio la libertà condizionale). È una follia.
Perché qui non è questione relativa dell’idea (giusta) che il carcere debba essere rieducativo: è questione che questo è un Paese divorato (sottolineo: divorato) dalla mafia. Divorato al punto tale da non farci più neanche alzare gli occhi dal piatto quando a cena, la sera, al telegiornale riportano praticamente ogni giorno la stessa notizia sulle decine di arresti di mafiosi, camorristi e ndranghetisti. Un qualcosa che in un qualunque altro Paese farebbe alzare i commensali da tavola. Da noi non alzi più neanche il volume della tv.
È come se fossimo in guerra e lo fossimo da sempre. Una guerra a bassa intensità a cui siamo assuefatti. Una guerra dove a rimetterci la vita sono per la maggior parte persone innocenti, tra cui anche bambini che a volte finiscono pure nell’acido (Giuseppe Di Matteo dice niente?).
Questa gente, questi esseri abominevoli che portano il nome di mafiosi, creano dolore in ogni angolo di questa terra. Dolore, sì: dolore fisico, psicologico, emotivo. Distruggono famiglie, costringono persone a vivere nel terrore, spezzano sogni.
Hanno il volto del male e relegano nell’abisso decine di migliaia di esseri umani ogni singolo giorno che Dio manda in terra. E alla mafia noi dobbiamo allora riconoscere una dignità e quindi agire per tutelargliela? Nemmeno per scherzo.
Le malattie non hanno dignità, non vanno rieducate: le malattie vanno debellate. Non un passo indietro sull’ergastolo ostativo.