DI ANTONELLA PAVASILI
Un anno fa.
Stanno ogni mattina davanti ad un monitor.
Computer, palmare, telefonino.
Non sono tutti uguali.
Dipende da quanti figli ci sono in una famiglia e dai mezzi economici di cui si dispone.
Ma per loro non cambia molto.
Si collegano e rispondono all’appello.
Presente, presente, presente…
Vocine impastate dal sonno, quaderni, libri e penne sparsi sul tavolino.
Spesso indossano un maglioncino sul pantalone del pigiama, pettinano appena i capelli e cominciano le lezioni.
A volte perdono la connessione, altre volte chattano con un altro dispositivo nel gruppo compagni, si scambiano suggerimenti, compiti, traduzioni.
E salutano gli insegnanti con la consueta forma “Ciao maestra, buongiorno prof.”
L’anno scolastico scorre, i programmi vanno avanti, le verifiche e le interrogazioni vengono fatte.
Ma manca l’anima a questa scuola.
Manca il vociare, la condivisione, quell’inconfondibile odore di bambini o adolescenti, quel misto di gessetto per la lavagna, panino al prosciutto e ormoni impazziti.
E i giorni sul diario scorrono.
Ma anche i diari sono tristi senza gli scarabocchi dei compagni.
Come la ricreazione sul divano, sciapa come quel panino senza sapore.
O l’ultima ora, che senza campanella non ha senso.
Non ha senso senza lo zaino da riempire alla rinfusa, senza il corridoio da percorrere alla velocità della luce, senza quel quarto d’ora ad aspettare il mezzo coi compagni, guardando sospirando quella ragazzina così carina o quel tipo così figo.
E i giorni scorrono, nel diario e nel calendario.
E con loro anche le gite di fine anno, tutti insieme sul pullman a far casino, cantando quel rap parlato e stiracchiato che sembra una filastrocca dei tempi moderni.
Quelle gite che scappano via, insieme alle pagine del diario e ai fogli del calendario.
E che non torneranno mai più.
Mai più accidenti! Perdute per sempre.
Come quelle emozioni che dovrebbero accompagnarti per tutta la vita.
Gli esami di fine corso.
Alle medie o, anche peggio, al liceo.
Chi gliele restituisce quelle emozioni a questi giovani eroi?
La notte prima degli esami, l’ansia, il sollievo, il sentirsi parte dello stesso destino con i compagni.
Il tema d’italiano, il compito di latino o matematica, l’esame orale.
E l’ansia dei genitori, e le loro coccole mentre studiano il giorno prima degli esami.
Chi glieli restituirà a questi giovani eroi?
Maledetto virus quanto gli hai rubato!
Ma non hai vinto con loro.
No, con loro proprio no!
Stanno lì, davanti a quei monitor, non escono, non vanno più in palestra, niente passeggiate mano nella mano, niente baci al batticuore, niente amori “per tutta la vita” da gita dell’ultimo anno.
Niente di tutto questo.
Ma accettano tutto con una maturità straordinaria.
Eroi del loro tempo, di questo tempo sospeso.
Ma tu con loro non hai vinto!
Loro hanno la vita davanti.
E se la sapranno vivere, mangiare, bere, accarezzare, amare.
Perché grazie a te hanno capito quanto nulla sia scontato.
E torneranno a correre e a colorare le strade e le piazze.
Quando tu, maledetto virus, sarai solo un brutto ricordo.
E loro, i nostri giovani, i nostri piccoli eroi, saranno il futuro di questa terra.
Siete grandi ragazzi, grandi davvero”