L’ANOMALIA

DI MASSIMO RIBAUDO
C’è una coalizione di centro (ehi, Antonio Gramsci è morto il 27 aprile del 1937: per rispetto non posso definirli di sinistra) formata da Sinistra Italiana, Liberi e Uguali, Pd e Movimento Cinquestelle.
Si stanno comportando lealmente in questa fase politica.
I loro elettori si guardano in cagnesco, eppure su molte tematiche i partiti di riferimento dicono le stesse cose. Moderate, razionali, abbastanza civili. Ma i giornali, appena le stesse formazioni discutono su un tema, parlano di litigio, aspra divisione, impossibilità di dialogo.
“Divisi su tutto, capaci di nulla”, tuonavano le vestali Bernini e Gelmini. E i renziani a far da coro.
C’è la coalizione di estrema destra, dai su, anche qui, siamo seri, formata da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega.
E questi sì che la pensano diversamente su tutto. Le vestali Bernini e Gelmini hanno veri e propri orgasmi appena pronunciano “Mario Draghi”. Invece l’alleata Giorgia Meloni sputa veleno, come fa sempre, su ogni atto del governo. Però i soldi del Recovery fund gli fanno gola, e quindi li lascia amministrare a Lega e berlusconidi, facendo la figura della fiera oppositrice con gli elettori.
Questo agli stessi elettori di destra (estrema) sta benissimo.
I giornali si guardano bene dal far notare la squallida contraddizione, tutti impegnati a notare anche la minima tensione tra Cinquestelle e Pd.
Giorgia Meloni, mediaticamente, sta ovunque, intanto.
E cresce nei consensi.
La chiamano normalità.