DI CLAUDIA SABA
Questa sera il mio pensiero va a Marco.
Alla sua morte troppo ingiusta a soli 20 anni.
A mamma Marina voglio dedicare un fiore.
Una donna apparentemente forte, sicuramente provata dal dolore, che ha lottato come una leonessa per far emergere la verità.
Oggi la Cassazione ha confermato la sentenza dell’Appello bis condannando
a 14 anni Antonio Ciontoli per omicidio volontario con dolo eventuale, 9 anni e 4 mesi i due figli di Ciontoli e la moglie per concorso in omicidio volontario anomalo.
Marco Vannini, ucciso la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, ha urlato per 100 minuti prima di morire.
100 minuti in cui nessun componente della famiglia ha mosso un dito per salvarlo.
Le motivazioni resteranno un mistero per sempre.
L’unica certezza è che tutta la famiglia Ciontoli sapeva, e che senza alcun rimorso, ha coperto la verità.
La mamma di Marco ha dovuto attendere sei lunghi anni per avere giustizia.
Oggi la sentenza di Cassazione mette la parola fine al calvario di Marina Conte e Valerio Vannini.
Mi chiedo come una famiglia intera abbia potuto deliberatamente occultare un omicidio.
E come abbia potuto dormire tranquilla ogni notte da quella tragica notte di sei anni fa.
In sei anni, i Ciontili, non hanno mai chiesto scusa.
Soltanto a pochi giorni dalla condanna definitiva, hanno sentito il bisogno di farlo.
La mamma di Marco ha sempre chiesto “Giustizia, non vendetta”.
Oggi è arrivata la giustizia.
Senza appello.
E finalmente, Marina, può “andare a portare a Marco quei fiori che gli aveva promesso”.