GIUSTIZIA E’ SFATTA

 

DI MARIO PIAZZA

Saranno anche giuridicamente impeccabili le due sentenze che da una parte hanno condannato all’ergastolo i due balordi americani che hanno ucciso il carabiniere Mario Cerciello e dall’altra a 13 anni i due carabinieri che hanno ammazzato di botte il cittadino Stefano Cucchi, ma la sproporzione tra le due condanne messa in evidenza dalla coincidenza temporale a me fa accapponare la pelle.

Lasciando perdere i benefici di legge che potranno intervenire successivamente, non può essere così infinitamente meno grave condurre a morte una persona indossando una divisa.

E’ un fatto concettuale. In uno stato illiberale la polizia esiste per reprimere i delinquenti, in un paese democratico esiste prima di ogni altra cosa per proteggere i cittadini, tutti, incluso Stefano Cucchi.

Quanto è liberatorio ricorrere alla consunta metafora delle mele marce e quanto è ipocrita controbilanciare l’orrore di un linciaggio evocando i tanti casi di eroismo delle forze dell’ordine.

L’omicidio di Stefano non è uno sfortunato incidente e le mele marce non c’entrano affatto, quella morte non è una cassetta di frutta ma è il tradimento dello stato verso i suoi cittadini e non esiste condanna abbastanza severa per punirlo appropriatamente.