DI ANGELA AMENDOLA
Sotto ciò che restava del famoso reattore numero 4, è ricominciata la reazione delle fissioni nucleari. E la causa di ciò che succede non è per niente chiara.
È “come i tizzoni in un barbecue”.
Il reattore dove si verificò l’incidente nel 1986, è coperto da un sarcofago di cemento e acciaio, rafforzato da una struttura nuova nel 2016. Ma non basta a proteggerci.
Così il reattore a Chernobyl, nella centrale atomica, torna a far paura. E tra gli scienziati, c’è qualcuno che teme addirittura nuovi rilasci di radioattività nell’ambiente.
Anche se la situazione è monitorata con estrema attenzione. I sensori, che controllano le masse rimaste del combustibile di uranio e che sono all’interno delle stanze del seminterrato del reattore esploso il 26 aprile 1986, segnalano infatti da tempo livelli crescenti di neutroni. Ciò vuol dire che il processo di fissione, che viene utilizzato per produrre energia nucleare, è in corso.
Obiettivo degli scienziati è evitare nuovamente fughe radioattive all’esterno. Ma il rischio di una tragedia come quella di 35 anni fa, viene per il momento escluso.
Dicono che il pericolo sia circoscritto.
Stanno cercando di capire se le reazioni di fissione nucleare registrate in questi ultimi giorni si esauriranno da sole o sarà necessario un intervento che scongiuri un nuovo catastrofico incidente.
A Kiev, gli scienziati ipotizzano che il fenomeno sia una conseguenza della disidratazione del combustibile nucleare sepolto.
Chi non ricorda il 26 aprile di 35 anni fa, quando avveniva il disastro nucleare più tragico della storia dell’uomo. Il reattore numero 4 della centrale di Chernobyl, in Ucraina, scoppia provocando una deflagrazione pari a 500 bombe Hiroshima.
Le vittime si disse furono solo 300, ma di 30-60 mila persone parla invece uno studio pubblicato nello stesso anno e di quasi un milione di morti negli anni che seguirono, quello pubblicato nel 2009 da un team di scienziati diretti dal biologo Alexey Yablokov.
Ciò che appare certo è che un numero indefinito di persone è stato vittima di un disastro che ha provocato conseguenze immediate, ma anche a medio e a lungo termine. Migliaia o decine di migliaia di persone sono state esposte ad altissimi livelli di radioattività a causa della nube tossica innalzata dalla centrale e migliaia sono i bambini nati con malformazioni. Černobyl’ è costata la vita a milioni di persone. Ma di chi è rimasto, invalido e segnato per sempre, chi parla? Chi si ricorda che un disastro di quell’entità non ha soltanto ucciso, ma ha segnato irreversibilmente intere generazioni? Si è preferito nascondere sotto lo zerbino la verità popolare. Meglio dimostrare di avere il controllo della situazione piuttosto che gridare al mondo la disfatta. E adesso cosa dobbiamo aspettarci?