DI LIDANO GRASSUCCI
Oggi è’ morto Franco Battiato all’età di 76 anni. E un poco muore un mondo che aveva colta bellezza.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore
Dalle ossessioni delle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
Franco Battiato, la cura
Non capivo quei versi, non capivo le atmosfere. Quell’oriente che ha suoni differenti, quella Sicilia che è terra al centro di un mare tra le terre, come sintesi di ogni suono, di ogni bellezza, di tutte le raffinatezze.
Era raffinato Franco Battiato, era dentro la bellezza oltre il bello che forse solo Bisanzio ha avuto. Suoni che si mischiavano, contaminavano.
I suoi versi non seguivano le regole del senso ma il senso del suono, era libero nella testa di sentire ogni musica in testa. Lui non suonava, non cantava, trasferiva la bizzarra armonia del mondo.
Venivo da canzoni dove cercavo il filo del senso, la storia, la trama, il racconto. L’amare, il lottare, il soffrire lui invece faceva di ogni trama una cura. Una cura all’udito nella bellezza: eri arabo, normanno, ottomano, mongolo in strofe “dette” da una voce inconfondibile, educata. Una voce eversiva alla banalità di voi che si ripetono tutte eguali
Vagavo per i campi del Tennessee
Come vi ero arrivato, chissà
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
Attraversano il mare
Quante volte ci siamo trovati in un Tennessee per “vaghezza”, “per “vago”, per “vagabondare”. Dentro libri di Jean Kerouac, ma con sapor mediorientale.
La sua musica era… Ecco la chiave, lui era colto. Una cosa che pare anomala in un mondo dove “sapere” non è indispensabile per “dire”. Dove capire è come come un optional in una automobile, solo che quell’optional sono i freni che potrebbero salvarci la vita, potrebbero fare la marcia più ardita.
Colto di citazioni che rendevano facile il pensiero che è difficile, colto di comprensioni che facevano versi non da capire ma da farti suonare in testa, nell’anima.
Sapete perché mi sono avvicinato a lui? Per gli angeli. Si Credeva negli angeli, li credeva presenti, come creature dell’essenza e gli angeli furono per me razionale una sensazione micidiale riportandomi a quando me li insegnarono, me li presentarono, e a me parvero paradossi di vecchie signore nelle loro superstizioni, di preti di campagna in animo di soggezioni, di folli eremiti dalla ragione che governava il mondo. Invece?
Che siamo angeli caduti in terra dall’eterno
Senza più memoria: per secoli, per secoli
Fino a completa guarigione
Franco Battiato, Le sacre sinfonie del tempo
Con il tempo le cose che hai dentro ti vengono a cercare , ti ritornano. Come gli angeli a cui non avevo creduto, che pensavo impossibili e che invece mi hanno raccolto quando sono caduto, mi hanno sostenuto quando ho camminato. Meccaniche celesti direbbe lui.
E ti vengo a cercare
Anche solo per vederti o parlare
Perché ho bisogno della tua presenza
Per capire meglio la mia essenza.
Questo sentimento popolare
Nasce da meccaniche divine
Un rapimento mistico e sensuale
Mi imprigiona a te
Franco Battiato, e ti vengo a cercare
Non si seguono i versi delle sue canzoni, si sente la musica delle sue parole e gli angeli di un altro mondo ti vengono a cercare, non so se c’è Dio o no, ma posso dirvi che se ci sono gli angeli ci deve essere la bellezza perché Franco Battiato c’è stato.