DI VIRGINIA MURRU
Il Commissario all’Economia dell’Ue, Paolo Gentiloni è piuttosto esplicito:
“L’evasione fiscale, l’elusione e la frode costano decine di miliardi all’anno all’Ue. Per quel che concerne la frode dell’Iva transfrontaliera il costo è elevato, si tratta di 50 mld l’anno, ma poi c’è l’evasione fiscale internazionale di persone fisiche, con ben 46 miliardi, e infine c’è l’elusione dell’imposta sulle società in ambito Ue, che si porta dietro un costo oscillante tra i 35 e i 70 mld all’anno.
Numeri che non sono propriamente una novità, da tempo l’Ue minaccia tuoni e fulmini contro le multinazionali che eludono il fisco, ma poi in realtà l’elusione non è mai stata bloccata veramente.
Si tratta di dati che allarmano, e il Commissario Gentiloni ha promesso ‘un’azione questa volta risoluta entro il 2023’.
Sarà che la necessità aguzza l’ingegno, per dirla con un luogo comune, intanto però viviamo tempi davvero severi, la pandemia ha bruciato risorse inimmaginabili, e si avverte ora più che mai il bisogno di recuperare quelle indispensabili alla ripartenza dell’economia europea, in primis per sostenere gli investimenti riguardanti la transizione verde e digitale.
Una consistente fetta di risorse, come si è potuto constatare dai dati riguardanti l’evasione, si potrebbe recuperare proprio da questo pozzo nero che inghiotte miliardi di euro. Il piano della Commissione Europea punta all’aggiornamento dei sistemi fiscali nell’Unione e ad una maggiore trasparenza, ed è ormai pronto ad entrare in azione. “La tassazione delle imprese per il 21esimo secolo” – è stato intitolato il piano, e le strategie questa volta dovrebbero produrre risultati più concreti.
Nel programma si punta a colpire le multinazionali, le quali avranno circa due anni di tempo per mettersi in regola e adeguarsi alla normativa fiscale. E’ previsto intanto il contrasto alle cosiddette società di comodo, con pubblicazione delle aliquote fiscali reali dei giganti del web attive in ambito Ue. Prevista anche la revisione della Direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici, così come il carbonio alla frontiera (Border carbon tax); e una ‘digital tax’.
Tutto questo seguirà un percorso di priorità poiché c’è necessità di bypassare il forte impatto delle misure anti-Covid, le restrizioni e i danni fortissimi causati all’economia europea da questi interventi di emergenza.
In prospettiva c’è la ripartenza, e a questo fine mira il recupero di risorse, perché si avverte la necessità di flussi di risorse stabili per sostenere gli investimenti e i mezzi ingenti richiesti dal settore sanitario.
“Non si possono perdere decine e decine di miliardi ogni anno a causa dell’evasione, elusione fiscale e frode” – afferma il Commissario all’Economia Paolo Gentiloni in una conferenza stampa che si è tenuta a Bruxelles, due giorni fa.
Il triste lascito della pandemia sono le finanze pubbliche in seria difficoltà, più necessari che mai gli investimenti pubblici, sempre mirati al sostegno dei servizi sanitari, ma anche a beneficio dei privati e delle imprese.
A Bruxelles non sono rimasti indifferenti alla proposta del presidente Usa Joe Biden, il quale vorrebbe introdurre un’aliquota comune di carattere internazionale minima, del 21% sui profitti conseguiti all’estero dai colossi del web o comunque multinazionali.
Il passato, nonostante qualche iniziativa in tal senso, non ha prodotto risultati di rilievo, occorre davvero un’intesa globale per mettere alle strette le grandi società, soprattutto quelle operanti nell’eCommerce, affinché sia garantito ‘l’accomplishment’, ovvero adempimenti relativi agli oneri fiscali dovuti agli Stati nei quali si opera.
In Europa ci sono Paesi in cui le multinazionali, tramite un Istituto definito ‘tax ruling’, possono concordare con le stesse autorità di riferimento, il trattamento fiscale relativo ad un certo periodo di tempo determinato, ottenendo in tal modo una notevole riduzione delle imposte dovute.
Si tratta di Paesi come l’Irlanda, Olanda, Belgio, Lussemburgo, che fino ad ora, di fatto, si sono comportati come veri e propri paradisi fiscali. Con la procedura sopra esposta si può arrivare ad una tassazione sugli utili di impresa, con una aliquota effettiva che mira ad avvicinarsi a zero.
Il problema etico, si fa per dire, non esiste proprio, dato che questi paradisi fiscali (come anche in altre parti del mondo), sostengono delle imprese a scapito di altre, annullando la competitività e la leale concorrenza che vige nelle logiche di mercato dell’Unione Europea. E vanno contro la normativa che riguarda il Trattato sul Funzionamento dell’Ue, che ha un regolamento preciso in materia di aiuti di Stato.
Si spera che i provvedimenti previsti nel Piano formulato dalla Commissione europea sull’evasione fiscale, portino entro il prossimo luglio ad un accordo preliminare che sarà inserito in agenda in sede G20, occorrono interventi di carattere globale per rendere veramente efficaci le misure che saranno intraprese al riguardo. Ma secondo le direttive di Gentiloni e della Commissione europea, l’accordo globale sarebbe imminente.