DI CLAUDIA SABA
Il dramma di una studentessa inizia con l’invito a parlare di lavoro davanti a un caffè.
Lui, Antonio Di Fazio, è un imprenditore farmaceutico.
Lei, alla ricerca di un lavoro, accetta l’invito.
Lo conosce da tempo e si fida.
Poco dopo il caffè, lei perde i sensi.
Quando rientra a casa, intontita, non ricorda nulla di quel colloquio.
Non poteva certo immaginare che il caffè dell’imprenditore contenesse benzodiazepine, un potente sonnifero, di essersi addormentata e poi abusata dall’uomo.
Le accuse contro Antonio Di Fazio sono di “sequestro di persona, lesioni aggravate e violenza sessuale aggravata”.
Nell’ordinanza della procura di Milano, il gip Chiara Valori lo definisce, “ un moderno Barbablù”.
L’imprenditore avrebbe drogato, stuprato e fotografato nuda la ragazza durante il colloquio.
Le foto ritrovate nel suo telefono non lascerebbero spazio a dubbi.
Sempre nell’ordinanza si legge
che “la stessa è ben riconoscibile, totalmente sedata, non in grado di opporre alcuna resistenza”.
La procura ipotizza una “serialità criminale”.
Ma c’è dell’altro.
Antonio è anche Antonello.
Antonio, amante del lusso, si spaccia per agente dei servizi segreti.
Antonello è invece l’uomo premuroso che vive con la madre anziana.
Due nomi per un solo uomo.