PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA, OVVERO LA PROVA DEL NOVE DELLA RIPARTENZA

DI VIRGINIA MURRU

 

Il Piano è stato definito negli ambienti economici, all’estero: “The new Marshall Plan for Italy”.

Siamo alle ‘prove tecniche’ del cronoprogramma presentato dall’esecutivo guidato da Mario Draghi, che ha previsto ben 53 provvedimenti, tra richieste di deleghe e disegni di legge.

La parola d’ordine è riforme, da attuare in lungo e in largo, anche perché, senza riforme, la Commissione europea non concederà le risorse del Recovery Fund. Del resto Bruxelles ne ha fatto una sorta di mantra, ormai da tempo, pertanto anche il Governo italiano dovrà adeguarsi, e il tempo è tiranno, entro il 2021 dovranno essere presentate quelle sul Fisco e la Giustizia.

Sei delle riforme saranno intanto approvate entro maggio. Nel programma dell’esecutivo anche le concessioni autostradali, insomma le misure sono ambiziose, e mirano in primo luogo, con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), a rimettere in carreggiata il Paese, ancora sotto la sferza del Covid-19, nonostante la campagna di vaccinazioni sia abbastanza avviata.

Il raggio d’azione degli interventi è ampio, e riguarderà tutta la legislatura, ossia fino al 2023.  La posta in gioco è alta: si tratta di saltare il fosso della pandemia e riprendere il complesso iter della normalità, ripristinando in qualche modo tutti i congegni staccati a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, così da imboccare un percorso di ripresa. E tutto questo per ovvie ragioni non sarà frutto d’improvvisazione, esiste un programma preciso e un Piano, il PNRR, appunto, redatto in armonia con le richieste di Bruxelles, affinché non vi siano intoppi per l’accesso alle risorse del Recovery.

Un rendiconto preciso lo ha scritto il premier Draghi, quale premessa del programma ‘Next Generation Italia’:

“La pandemia di Covid-19 ha colpito l’economia italiana più di altri Paesi europei. Nel 2020, il prodotto interno lordo si è ridotto dell’8,9 per cento, a fronte di un calo nell’Unione Europea del 6,2. L’Italia è stata colpita prima e più duramente dalla crisi sanitaria. Le prime chiusure locali sono state disposte a febbraio 2020, e a marzo l’Italia è stata il primo Paese dell’UE a dover imporre un lockdown generalizzato.

Ad oggi risultano registrati quasi 120.000 decessi dovuti al Covid-19, che rendono l’Italia il Paese che ha subito la maggior perdita di vite nell’UE. La crisi si è abbattuta su un Paese già fragile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Tra il 1999 e il 2019, il Pil in Italia è cresciuto in totale del 7,9 per cento. Nello stesso periodo in Germania, Francia e Spagna, l’aumento è stato rispettivamente del 30,2, del 32,4 e del 43,6 per cento..”

C’è nelle constatazioni del premier tutta la consapevolezza di un’economia fragile nel contesto dell’area euro, una fragilità acuita anche dal macigno rappresentato dal debito pubblico, che finora ha schiacciato le prospettive perfino a breve termine.

Dalle risorse che l’Italia riceverà con il Recovery si attende un riscatto, perché nonostante l’impatto devastante della pandemia, rappresentano una manna che dovrà essere gestita con la massima oculatezza e attenzione. Da qui parte la prova del nove della ripresa.

Il Governo ha intanto trasmesso a Bruxelles delle tabelle nelle quali si impegna a fare partire entro maggio le semplificazioni burocratiche e quelle sugli appalti, con procedure più snelle per il reclutamento dei tecnici del PNRR. All’analisi anche la velocizzazione della valutazione di impatto ambientale, sulle opere previste dal Piano, nonché tutti i nodi che frenano l’autorizzazione per l’accesso al Superbonus 110%.

In dirittura d’arrivo le norme che mirano ad unificare le banche dati e a rendere più semplice la vita ad imprese e cittadini, ‘rendendo certo il silenzio-assenso’. Previsti contratti a termine per gli esperti del Recovery, dei quali una parte saranno scelti tramite un portale di reclutamento, in sintonia con gli ordini professionali.

Tra le misure dell’esecutivo sulle riforme, dunque, le cosiddette ‘procedure sprint’ per le nuove assunzioni a termine nella pubblica amministrazione. Grande attenzione si riserva al controllo di questo complesso ‘trama e ordito’ riguardante la struttura di governance, con relativa regia a Palazzo Chigi.

Atteso in Cdm il provvedimento concernente i nuovi sostegni, che è stato rimandato alcune volte per via delle richieste in merito dei partiti di maggioranza. Bruxelles chiede riforme e riforme, quale garanzia da parte degli esecutivi per le risorse del Recovery Fund.

Lo ha ripetuto Ignazio Visco di Bankitalia, la presidente della Commissione europea e il Commissario all’economia Paolo Gentiloni. Ma il tam tam giunge anche tramite le Agenzie di rating, Corte dei Conti, e infine c’è al riguardo anche la bacchetta del Presidente della Repubblica, sentinella al quale sta molto a cuore la ripartenza del Paese, legata a doppia mandata agli aiuti di Bruxelles.

Intanto i tempi sono stretti, e gli impegni presi dal Governo con le autorità Ue sono vincolanti, dato che ha promesso di varare 6 decreti legge di riforma, incluso quello relativo alla Governance del Piano, ossia delle risorse attribuite all’Italia (poco meno di 200 miliardi di euro). Tutto questo entro il corrente mese, dimenticando anche le feste comandate.

Grande è l’interesse sulle semplificazione delle procedure volte a reclutare figure di tecnici specializzati, con inserimento a termine nella Pa, necessari al fine di attuare i progetti del Piano di ripresa. 2800 tecnici dovranno essere inseriti nelle Pa del Sud, oltre ad ulteriori mille esperti, la cui mansione sarà quella di supportare le amministrazioni.

La cosiddetta ‘cabina di regia’, dovrà vigilare sull’attuazione degli investimenti, e qualora si verificassero ritardi nelle tempistiche da rispettare, si potrebbe proporre l’esautorazione degli amministratori responsabili. Perché la posta in gioco di questi investimenti è davvero di grande importanza: l’Italia dovrà procedere nel percorso di ripresa al passo dei Paesi dell’area euro.

Gli errori e l’incompetenza pertanto dovranno essere in qualche modo evitati. Un ruolo determinante, per ovvie ragioni, nell’attuazione del Piano, sarà svolto dal ministro dell’Economia Daniele Franco, che già lavora in piena sintonia con il premier Mario Draghi.