DI ANTONELLA PAVASILI
Aprirà gli occhietti, si guarderà intorno e dirà “mamma”.
E, subito dopo, “papà”.
La sua vocina flebile sussurrerà le parole più dolci del mondo e i suoi occhi li cercheranno.
Qualcuno accanto a lui, sicuramente la zia o una dottoressa brava e dolce, lo chiamerà per nome, gli sorriderà, gli parlerà con voce serena.
“Etian…come stai?”
E lui dirà ancora “mamma”.
E poi “papà “.
E poi, forse, il nome del fratellino, e chiamerà i bisnonni.
E forse penserà di essere ancora in alto, su quella funivia da cui il lago sembra un enorme specchio azzurro.
E sentirà ancora il calore dell’ abbraccio di papà, forte e protettivo, e penserà che finché papà l’abbraccerà così non potrà succedere niente di brutto.
E tornerà a sussurrare “mamma”.
Come glielo spieghi ad un bambino di cinque anni che il suo mondo è andato in frantumi?
Come glielo spieghi che non li rivedrà mai più?
Quanta forza ci vuole?
Quanto coraggio ci vuole?
Dirglielo e guardare quel visetto, e vedere quelle lacrime, e respirare quel dolore?
Come si fa?
Chi li aiuterà lui e coloro che glielo diranno?
Ci vuole un aiuto da lassù, oltre quel cielo azzurro inondato di sole.
Ci vuole un manto celeste.
E l’abbraccio caldo di un papà.
Ci vuole l’abbraccio di Dio.
Forza Etian, preghiamo tutti per te