PERCHE’ A ROMA LA RAGGI E’ ANCORA FAVORITA

DI GIANFRANCO MICALI

Io non mi sono mai iscritto a un partito e ho anche votato più volte in maniera difforme, basandomi sui comportamenti pre-elettorali delle varie formazioni e nei giornali ero considerato una sorta di contestatore perché rifiutavo di uniformarmi pedissequamente alla linea politico-editoriale.

Poi, per uno strano scherzo del destino, quando lavorai direttamente al fianco di un editore, mi trovai a combattere con lui e per lui battaglie che avrei sostenuto gratis. Se dovessi scrivere anticipatamente una mia epigrafe mi definirei “il contrario di un fan”. Forse perché conoscevo e conosco troppo bene, oltre alle mie, anche le altrui debolezze.

Alle ultime consultazioni elettorali, pur rifiutandone certi eccessi verbali, a cominciare dai Vaffa, mi ero espresso a favore dei Cinque stelle, condividendone la voglia dichiarata di moralizzare il Paese e la sua classe dirigente. Per carità, non ci sono riusciti. Erano e sono in gran parte dei dilettanti. A cominciare dalla Raggi, che si è ricandidata a Roma per la carica di sindaco, dopo aver cercato di risanare, riuscendoci in parte, il bilancio finanziario e morale della Città. Pur così esile, ha resistito ad attacchi che avrebbero abbattuto un colosso.

Da cinque anni i potentati (economici, politici e mediatici) l’hanno combattuta e la combattono con tale forza da mostrare di temerla, rendendola assolutamente simpatica e meritevole di aiuto. Come capita a tutti i David di fronte ai Golia. E se i suoi avversari fossero i Calenda, i Gualtieri, i Gasparri, si trasformerebbe in una figura gigantesca e invincibile. Già, perché è questo che gli avversari dei Cinque stelle non hanno capito o non vogliono capire.

Non si battono denigrandoli, ma mostrandosi migliori in rettitudine e buona volontà.