DI ANTONELLA PAVASILI
Casalvecchio, 5 giugno 1946
Quella notte era tiepida, preludio di una giornata calda e di un’estate torrida. Le viuzze del paese erano silenziose e poco illuminate e i gradoni lastricati che portavano alla piazzetta davanti alla chiesa erano umidi di rugiada. Le finestre spente e i balconi ricolmi di fiori, gerani, rose, ciclamini. L’Italia provava a rialzarsi, sconfitta, dolorante, ma piena di speranza. La guerra era finita.
Prima di uscire silenziosamente di casa Licia gettò un ultimo sguardo alla busta sul tavolo. Veniva dall’Africa quella busta, dall’Eritrea, e conteneva l’atto di richiamo, come lo chiamava la nonna Giovanna. La guerra era finita e il nonno aveva richiamato in Eritrea tutta la sua famiglia. Ma il nonno non sapeva che Licia si era innamorata.
Aveva sedici anni Licia, era bellissima e innamorata di Lucio che di anni ne aveva venti. I loro sguardi si erano intrecciati per la prima volta in chiesa due anni prima e non si sarebbero mai più lasciati. Ma da qualche mese era arrivato l’atto di richiamo e Licia sarebbe dovuta partire, raggiungere papà in Eritrea, con la mamma e con i fratelli. Non c’era soluzione.
Avevano pianto tanto Licia e Lucio, si erano disperati e infine avevano parlato con don Mario, l’anziano prete del paese. Mi sembra di vederli davanti a quel prete. Accorati, disperati, innamorati. E mi sembra di udirlo quel prete quando disse loro “Alle 4 del mattino del 5 giugno vi aspetto in chiesa, vi sposerete e tu non sarai obbligata a partire. Ai testimoni ci penso io. Alle 4 precise vi aspetto in chiesa”.
Nessuna fuiitina, marito e moglie davanti a Dio, davanti a Sant’Onofrio e davanti alla legge. Si sposarono così, mentre fuori era ancora buio, Lucio e Licia, alle 4 del mattino del 5 giugno 1946. Nessun abito bianco, nessun vestito buono, nessun invitato, nessun confetto, ne torta, ne festa, ne musica, ne ballo. Lucio, Licia, il prete, due testimoni, Dio e Sant’Onofrio.
E mi sembra di vederli uscire da quella chiesa. Il mare giù in fondo cominciava a schiarirsi, nell’aria il profumo delle rose, nei cuori un amore grande, eterno. Li vedo mano nella mano, avviarsi verso la vita, sostenuti da quell’amore.
Un matrimonio durato 70 anni. Se ne sono andati a distanza di due mesi l’uno dall’altra nel 2016. Quando Licia se ne andò, in ottobre, Lucio disse “Non trascorrerò il Natale senza la mia Cicitta…” E fu così. La raggiunse la notte di Natale dello stesso anno, due mesi dopo.
Fino alla fine, mano nella mano. Lucio e Licia, una storia d’amore.
P.S.: questa è una storia vera. Licia era mia zia, sorella di mio papà. Si chiamava Felicia, ma lo zio Lucio la chiamava Licia, Licetta, Felicetta, Cicitta. La chiamò così fino all’ultimo. Mano nella mano Lucio e Licia sono stati, e sono, un esempio e una speranza. Il grande amore esiste….