
DI VINCENZO G. PALIOTTI
Una ricorrenza, che cade alla vigilia dell’esordio nel Campionato Europeo di calcio per nazioni, potrebbe essere un buon auspicio per i nostri colori che si sono qualificati a questa manifestazione vincendo tutte le partite del girone eliminatorio.
Era il 10 Giugno del 1968, l’Italia affrontava la Jugoslavia per giocare la seconda gara di finale degli Europei allo stadio Olimpico di Roma. La prima gara era finita 1 a 1 dopo i tempi regolamentari. A quei tempi il regolamento non prevedeva i calci di rigore, come oggi, ma la ripetizione della gara.
Quella gara, giocata due giorni prima, l’8 di giugno, era stata dura per gli azzurri. La Jugoslavia era andata in vantaggio con Dzajic, la stella indiscussa del calcio jugoslavo, e per tutta la partita aveva tentato il raddoppio giocando meglio della squadra azzurra, come ebbe a dichiarare Dino Zoff alla fine della gara. La squadra di Valcareggi trovò il pareggio solo al minuto 80 con un calcio di punizione dal limite di Domenghini. I minuti restanti ed i tempi supplementari non bastarono per decidere i vincitori.
Due giorni dopo quindi si andò alla ripetizione. Il nostro CT Ferruccio Valcareggi si avvalse della maggiore scelta che aveva nella rosa a sua disposizione cambiando cinque titolari su undici mentre la Jugoslavia mise in campo la stessa squadra della partita disputata due giorni prima. Questo fu il fattore determinante per la nostra vittoria. La partita infatti fu dominata dai nostri che già alla fine del primo tempo avevano fissato il risultato sul 2 a 0 con reti di Gigi Riva e Pietro Anastasi. Nel resto della gara l‘Italia non faticò molto a controllare la gara e conquistare quindi l’ambito trofeo.
Fu il compianto Giacinto Facchetti, capitano indimenticabile di quella squadra, ad alzare la Coppa al cielo di Roma. Nello stadio si spensero le luci e gli spettatori organizzarono una pittoresca fiaccolata che illuminò il trionfo degli azzurri con la gioia ei presenti e di quelli attaccati al video.

La nostra speranza di far bene non è solo nel ricordo di quella “serata magica” ma nelle analogie che ci riportano a quella squadra come quella delle scelte del nostro CT di allora Valcareggi che non si era affidato al blocco di una sola squadra, come si usava fare, ma aveva scelto giocatori di diverse squadre. Proprio come ha scelto Mancini per la Nazionale attuale.
Altre analogie ci portano a quel successo, oltre al periodo: la sede, Roma. Anche se stavolta sarà la partenza, la finale infatti si giocherà a Londra, mentre allora fu l’arrivo la fase finale cioè. Potremmo dire, anche se a distanza di tanti anni: “riprendiamo da dove avevamo lasciato”.
E poi, come allora, non siamo i favoriti. Oggi dobbiamo fare i conti con Francia, Portogallo, Spagna, prime nel ranking mondiale. Come favoriti non lo eravamo neanche nel 1968 avendo di fronte, nella fase finale, l’Inghilterra, l’Unione Sovietica e la stessa Jugoslavia, allora il meglio che c’era in Europa.
In bocca al lupo quindi alla Nazionale di Mancini, che possa difendere al meglio i nostri colori, e perché no tentare l’impresa di riportare in Italia la Coppa.
Vogliamo ricordare tutti gli uomini che ci regalarono quella gioia:
L’8 giugno 1968 scesero in campo:
Zoff, Burgnich, Facchetti, Ferrini, Guarneri, Castano, Domenghini, Juliano, Anastasi, Lodetti, Prati
Nella partita vittoriosa del 10 Giugno
Zoff, Burgnich, Facchetti, Rosato, Guarneri, Salvadore, Domenghini, Mazzola, Anastasi, De Sisti, Riva.