DI VINCENZO G. PALIOTTI
Siamo alle solite: alla “memoria corta degli italiani”.
Sono infatti quasi due anni che manca il pubblico negli stadi ed abbiamo già dimenticato quante volte si sono verificati atti di razzismo. Quante volte abbiamo dovuto ascoltare cori beceri contro calciatori di colore. Ora che l’UEFA con una decisione di civiltà propone un gesto di condivisione verso ogni atto di discriminazione di ogni genere nascono discussioni su se sia giusto o sbagliato inginocchiarsi.
Secondo me farlo è un segno di coerenza per quella scritta sulla maglia dei calciatori, e degli arbitri, “RESPECT”, che significa accettare in pieno il senso di quella parola che non significa solo “rispetto per gli avversari” ma “rispetto di tutti gli avversari, senza discriminazione alcuna”.
Diversamente, e sempre in nome della coerenza, si dovrebbe poter scegliere se portare o meno quella scritta e sarebbe una scelta chiara, una presa di posizione inequivocabile, uno schierarsi.
Infine, non farlo significa anche dimenticare tutti quei calciatori che hanno vestito la maglia azzurra e che meritano quel “RESPECT” che gli azzurri portano scritto sulle maglie. Ma “RESPECT” anche per i tanti calciatori di colore che giocano nel nostro campionato, compagni di squadra degli azzurri, e che sono bersaglio continui di invettive, offese principalmente da chi non capisce quel gesto che abbiamo visto fare prima delle partite dell’Europeo.
Secondo me discutere se opportuno o meno è uguale a prendere posizione sulle motivazioni di quel gesto cadendo sul luogo comune che sentiamo spesso: “io non sono razzista ma…” e dice poi il contrario.
No, per tutto quello che sta accadendo nel mondo è opportuno prendere una posizione netta.