DI VINCENZO G. PALIOTTI
Come disse Sandro Ruotolo parlando di pentiti di mafia, per scoprire i tanti misteri italiani, stragi, omicidi eccellenti, collusioni tra politica e mafia ed altre situazioni simili, ci vorrebbe un “pentito di politica”.
Qualcuno cioè che, tra i politici, tra uomini delle istituzioni “tradisca” quel patto non scritto di nascondere verità su eventi che hanno funestato la storia del nostro paese, un “pentito” che però non arriva mai e i misteri italiani rimangono tali: misteri.
E Ustica non fa eccezione lasciando le famiglie delle vittime, a quarant’anni e più dalla strage, senza verità. Una mancanza di sensibilità unita ad una totale mancanza di rispetto verso chi ha perso la vita, verso i parenti delle vittime che a tutt’oggi non sanno il perché e per mano di chi hanno perso i loro cari.
Una verità che, nonostante le indagini, le tante risultanze tecniche degli esperti non è mai venuta fuori. Finanche il massimo ente americano che solitamente indaga sulle sciagure aeree “l’NTSB (National Transportation Safety Board)”, fu interpellato e disse la sua spiegando nei dettagli cosa era accaduto quella notte. Nemmeno quello fu sufficiente. Ci fu infatti chi riuscì a contestare quella tesi e renderla inutile e non credibile ritirando in ballo la teoria della bomba a bordo. I tanti depistaggi poi, con tanto di morti “sospette” di chi sapeva, i silenzi omertosi degli addetti alle trasmissioni, la solita “ragion di stato”, hanno fatto il resto.
E, a tutto questo si aggiunge la reticenza addirittura, di un ex Presidente della Repubblica che nel 2009 rivelò gli autori dell’abbattimento del Dc 9 Itavia. Cossiga si è poi sempre rifiutato di comparire nelle sedi competenti per confermare quanto egli stesso aveva dichiarato nel corso di un’intervista al giornale La Repubblica, che ad abbattere il velivolo dell’Itavia furono i francesi. In quell’articolo si legge chiaramente l’accusa di Cossiga: “Cossiga invece afferma di aver saputo a suo tempo che il missile che ha abbattuto l’aereo Itavia con 81 persone a bordo era francese. Alla domanda su cosa avrebbe chiesto allo Stato se avesse avuto un parente su quel Dc9, Cossiga ha risposto: tutto. Poi ha aggiunto: “I francesi non lo diranno mai. E se qualche giornalista insiste, chissà che non abbia un incidente d’auto”. (La Repubblica 31 Maggio 2009).
Tutto questo ha contribuito ad intralciare le indagini, ormai senza speranza di scoprire cosa è accaduto quella notte e chi sono i colpevoli di quell’atto di guerra contro civili. Tutto è stato insabbiato e mai potremo scoprire la verità.
A meno di un “pentito di politica”.
l’articolo sulle dichiarazioni di Cossiga, dall’archivio de La Repubblica.