DI LIDANO GRASSUCCI
E’ estate, estate, estate
bambino, vivere è semplice
i pesci saltellano fuori dall’acqua
e le piante da cotone, Signore
sono alte, Signore, così alte…
Summertime, Janis Joplin
Il caldo, quando è caldo e umido, ti pervade, ti invade. Ti tormenta. Una ossessione, una dannazione e tutti corrono verso la loro destinazione. Cerco tregua, cerco la mia tregua, ma non c’è ragione che mi sottragga sono dentro questo tempo come gelavo al freddo.
L’umido sulla pelle la fa diventare gocce, la fronte si perla, l’animo si assesta. L’afa è il fuori, il sudore la mia resistenza e diventa essenza. Questo caldo, dei doveri sempre pronti e i piaceri così radi. Ma questa è una banalità, questo caldo cerca invece un fiume, un ruscello, d’aria, dove trovare la cosa che cerco: fare pace con me stesso, essere armonia di me. Ma puntualmente mi “conflitto”
I modelli non stanno alle eccezioni, le strade portano a mete, le persone cercano consolazione. Non ho dormito, il caldo era eccessivo e il film che davano era me stesso come guest star.
Mi sono visto dispiacendomi della recitazione nel trovare interessante la trama. Ho visto un colibrì baciare un fiore, una lepre attraversare una piazza, un uomo stonato cantare a tenore, una donna dalla grazia di dio salutare ed ho ricambiato, ho sentito il verso astuto della volpe. Un cane è venuto a respirare con la lingua di fuori. Tutto nel disordine che vi dico, nulla nell’ordine che cercate.
Volevo dire alla luna che ieri era così grande, volevo dire al mondo che ieri era così fermo, che sono ritorto in me. Ecco ora mi tuffo nei pensieri, il tomento? Ma cosa vuoi, capitano cose che mutano tutto d’improvviso e tu cambi nel viso.
Il caldo, quando è caldo e umido, ti pervade, ti invade, come certo pensare. Le piante di cotone sono alte.
Nella foto: Georges Seurat, I bagnanti ad Asnières (1883-1884), National Gallery, Londra
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