DI MARIO PIAZZA
Il video del pestaggio collettivo organizzato dalle guardie carcerarie nel carcere di di Santa Maria Capua Vetere è orrendo, ma c’è qualcosa di persino più orrendo che mi pare non stia ricevendo la dovuta attenzione e che smentisce la comoda retorica delle “mele marce”.
Quel video è vecchio di oltre un anno e non è stato filmato di nascosto coi telefonini. Si tratta del circuito chiuso delle telecamere di sorveglianza del carcere, a disposizione di tutta la catena di comando penitenziaria, dal direttore del carcere fino al ministro di grazia e giustizia.
Oscenamente si è provato a far finta di niente, le 283 “mele marce” che hanno organizzato e perpetrato il pestaggio e chi del loro operato ha la responsabilità lautamente retribuita, trasformata nella squallida omertà che caratterizza le cosche criminali.
Non è delle “mele marce” che dovremmo preoccuparci ma piuttosto delle poche mele buone destinate a marcire, o nella migliore delle ipotesi ad andarsene altrove lasciando quei territori nelle mani dei barbari.
Sappiamo tutti che finirà come la macelleria della caserma Diaz, qualche ultima ruota del carro verrà punita e tutti gli altri rimarranno al loro posto o meglio ancora promossi a ranghi superiori.