DI GIANFRANCO MICALI
Ho appena finito di leggere “Storia di un boxeur latino”, un’appassionante autobiografia di Gianni Minà e mi sono davvero meravigliato di non trovarlo ai primi posti nelle classifiche di vendita.
Il suo boicottaggio mediatico prosegue “per aria, per mare, per terra”, cioè nell’etere tv, sulle onde radio, e nelle edicole di giornali. Eppure, proprio scorrendo le pagine del suo libro, ci si rende conto che i “padroni del vapore” possono “perdonare” più facilmente il giornalismo d’inchiesta, cioè chi rivela qualche scandalo piuttosto che chi si permette di dare voce e parvenze di umanità a personaggi scomodi.
A lui non è stata mai “perdonata” la lunga intervista televisiva a Fidel Castro, costatagli oltre vent’anni di ostracismo mediatico. Come se l’embargo tuttora esistente nei confronti di Cuba, fosse poi stato esteso alla sua persona; tutto ciò è avvenuto nel complice silenzio generale. Senza nessuna dichiarazione o motivazione pubblica. Posso testimoniarlo personalmente.
Anni fa curavo parte di un programma tv, in cui ogni giorno per commemorare l’anniversario di celebri figure, dovevo invitare qualcuno ad illustrarle. Quando fu il turno di Cassius Clay-Muhammad Alì mi venne naturale proporre Minà, e mi sentii rispondere un no tassativo, perché altrimenti ne avrebbero risentito in maniera negativa audience e share. Era la giustificazione più improbabile, non soltanto perché ancora oggi una moltitudine di telespettatori sarebbe felice di un suo ritorno sul piccolo schermo ma la sua empatia personale è sempre stata così forte da avergli fatto conquistare l’amicizia e la confidenza delle star più famose e inavvicinabili. Credo che nessun giornalista al mondo abbia un’agenda così ben fornita dei numeri più segreti.
L’aspetto più incredibile, poi, è che lui abbia continuato a lavorare, ottenendo prestigiosi riconoscimenti in vari Paesi, ma non in Italia, dove ha dovuto limitarsi a pubblicare un trimestrale al quale collaboravano gratis, tra gli altri, Gabriel Garcia Marquez, Lusi Sepulveda, Manuel Vazquez Montalban, Eduardo Galeano, cioè alcuni degli scrittori più autorevoli di questo secolo.
Ma, come spesso accade, questa può essere stata considerata addirittura un’aggravante. Chi è ben gradito alle menti libere viene ferocemente combattuto da tutti coloro, e sono la gran maggioranza, che aspettano sempre ordini dall’alto. E tra questi ordini, da più di vent’anni, ce n’è uno perentorio: far tacere Minà.