DI LIDANO GRASSUCCI
Ci fu un fatto nuovo, un fatto che prima non c’era ed ora c’è. Lieve il moto del mare in luglio quando tutto è da cominciare e quello che devi ancora finire puoi abbandonare.
Un fatto nuovo che cambiava l’ordine delle cose, la fila di file nella testa di un uomo. Ma non vi immaginate una cosa grave che è pronto a cadere sulla testa del mondo, ma una cosa lieve nella testa di una sola persona al mondo e al resto non gli importa niente.
Perché era che non gli importava nulla di niente, come se avesse letto una legge “morale in lui” che diceva in fretta, esplicitamente, che non era più tempo di tanta gente, ma era tempo coerente di starsene a contare le storie che gli passavano per la mente.
Intorno, semplicemente, il piacere di stare lì presente a sé.
Ogni volta a lui mancava qualche cosa e lo si evinceva dallo sguardo che facevano la gente con quei loro occhi ciascuno per nulla intelligente. Mancava qualche cosa per quella attesa che hanno gli altri di confermare la loro scommessa su te e mai una piccola cortesia per te. Allora si guardò le mani, se le guardò attentamente. Lunghe dita, vene che pulsavano e il miracolo di poterle usare delicate per un piacere da conquistare o forte, forte come un mare che si tempestava. Tutto nelle mani. Le vene pulsavano, per un cuore che batteva un ritmo vitale così diseguale da ogni altro pulsare.
Chi deve logorarsi la vita per sopravvivere non può goderla e chi va in cerca della sua vita non l’ha ancora e quindi non può goderla nemmeno lui: l’uno e l’altro sono poveri.
Max Stirner
Pulsavano… uno, due, tre con la musica che faceva giusta.
Capì invece di questo cammino, un percorso lungo, lungo dove non sai mai dove si va, la metà forse sta a metà o a metà della metà. Corre un cavallo veloce, cammina una tartaruga ma lui si avvicina, raggiungere mai.
Davanti un mare grande come un mare impressionante, il sole è micidiale.
C’è un mondo da trattare
Ed il più grande conquistò nazione dopo nazione
E quando fu di fronte al mare si sentì un coglione
Perché più in là non si poteva conquistare niente
E tanta strada per vedere un sole disperato
E sempre uguale e sempre come quando era partito
Roberto Vecchioni, Stranamore
Perché non è questo il viaggio, questa è bramosia di viaggiare. Il viaggio è questo stare dove stai nel posto meglio che potevi stare.
Pulsa la vene sul dorso della mano, suona il pianoforte davanti al mare la musica lo fa ricordare per poi dimenticare.
Chiede all’oste un bicchiere di vino “fresco per favore che debbo scaldare il cuore”. L’oste non è mai uomo di cuore e chiese “da solo?”. Lui risponde “Sì, da solo ma non in solitudine. Mi sarà compagna la unicità di essere libero per il mio valore”
Nella foto: Bacco di Caravaggio