DI LIDANO GRASSUCCI
Fa caldo, fa caldo. Un’afa che pare Africa. Alberto Moravia diceva di queste dune che sono “d’Africa”, che “assomigliano a quelle di Dakar.
Fa caldo, e il mare da Latina è a un tiro di schioppo, una passeggiata lunga per chi ama camminare, un breve tratto per chi va in bici, niente in auto se non dovessi posteggiare.
Il mare di Latina è un viaggio tra un’Africa bellissima e una periferia di Valona. Arriva a Capo Portiere e devi scegliere da un lato un mare fermato da una diga di case, poco belle, dall’altro un mare che ha per confine sabbia e poi un “altro mare a forma di lago” e stai oltre il tropico.
Tutti si ostinano a progettare bellezze nuove davanti ad una bellezza evidente: il mare di Latina è già bello di suo e nulla fare è l’unica cosa da fare, il brutto è dove abbiamo fatto. Palazzine casuali, con palafitte improprie, in un posto ove qualsiasi cosa aggiungi prima della bellezza di quel che c’era.
Sarebbe stato bellissimo un mare d’Africa che iniziava a Nettuno e finiva al Circeo, una passeggiata lunghissima, silenziosissima, verdissima, assolatissima.
Davanti il Mediterraneo o forse l’oceano, o forse solo il mare comunque sia.
Tra poco gli aspiranti sindaci si bracceranno per fare “un mare nuovo”, “un lungomare perfetto”, dimenticando che bisognerebbe solo rispettare il mare che c’è.
Qui da noi, Africa d’Europa, come fossimo tra le dune di Dakar