DI CLAUDIA SABA
Taranto.
Un bus si chiude prima che una ragazza disabile di 18 anni riesca scendere per tornare a casa.
Quel bus diventerà il suo scannatoio.
È lì che 8 autisti la stupreranno a turno per ben due anni.
Inferno, violenze, indifferenza.
Stupri perpetrati da umani senza alcuna dignità.
Ad una bambola di pezza, resa gioco di piacere, approfittando
della sua debolezza.
Oggetto e non persona.
Usata, rotta, umiliata.
Da otto maschi tra i 40 e i 62 anni.
La donna è ancora questo nella
Società.
Oggetto di piacere e una vagina per accogliere l’orgasmo di un maschio.
Considerata meno che umana.
Dal linguaggio, dai gesti, dagli ammiccamenti.
Questa ragazza è riuscita a denunciare.
Il suo fidanzato l’ha supportata e convinta a raccontare tutto.
Ma dove saranno adesso questi 8 esseri disumani?
In carcere?
No.
Sono liberi come l’aria.
Per loro soltanto l’obbligo di stare lontani dalla ragazza fino alla fine del processo.
Sospesi momentaneamente dal loro lavoro.
La procura aveva chiesto i domiciliari ma il gip ha respinto la richiesta.
“Violenza sessuale aggravata” dalle condizioni della ragazza ma il giudice dice che i domiciliari “non servono”.
Il processo sarà fatto ancora una volta alla vittima e non ai carnefici.