DI ANGELA AMENDOLA
È iniziata ieri, il 4 di agosto presso il Teatro Piccolo Arsenale di Venezia con la proiezione di Sedotta e abbandonata di Pietro Germi la seconda edizione della rassegna cinematografica Classici fuori Mostra organizzata dalla Biennale di Venezia.
Venezia Classici è la sezione che dal 2012 presenta alla Mostra in anteprima mondiale, con crescente successo, una selezione dei migliori restauri di film classici. L’intento è quello di avvicinare il pubblico a film che hanno segnato la storia del cinema.
Verrà proiettato uno dei grandi capolavori della commedia all’italiana, Sedotta e abbandonata. Il film di Pietro Germi, del 1964 su certi codici d’onore della bigotta Sicilia dell’epoca. Insignito di vari riconoscimenti all’epoca, sia al Festival di Cannes che ai David di Donatello e ai Nastri d’argento, il film si avvale della brillante interpretazione di Stefania Sandrelli.
In Sedotta e abbandonata la sedicenne Agnese subisce violenza da Peppino, fidanzato della sorella maggiore Matilde, alla quale è già destinato come sposo. La ragazza rimane incinta e il severo padre vuole costringere al matrimonio riparatore il seduttore della figlia, cercando di tenere all’oscuro di tutto Matilde. Lui però non ne vuole sapere, affermando che in realtà è stata Agnese a sedurlo.
I fatti emergono e iniziano a provocare scandalo, ma per salvare l’onore della famiglia si farà ricorso a ogni mezzo, perfino a un finto rapimento. Dopo Divorzio all’italiana, Germi scelse nuovamente la giovanissima Stefania come protagonista del suo film, rendendola definitivamente una delle grandi protagoniste del cinema italiano. Sedotta e abbandonata, rappresenta la seconda parte di una trilogia composta dal precedente Divorzio all’italiana e dal successivo Signore e Signori.
Ancora una volta, dopo Divorzio all’italiana, Germi propone una storia dove si raccontano con toni grotteschi e ironici un perbenismo di facciata e un senso dell’onore fasullo. Nata nel giugno del 1946, Stefania Sandrelli non aveva nemmeno 18 anni quando girò Sedotta e abbandonata. Il suo esordio nel mondo del cinema era arrivato quando, appena quindicenne, esordì nel film di Mario Sequi Gioventù di notte, cui seguirono a strettissimo giro Il federale di Luciano Salce, nel quale recitava al fianco di Ugo Tognazzi, e appunto Divorzio all’italiana, che invece vedeva Marcello Mastroianni come protagonista maschile.
Germi vedeva in lei il fascino potente e disarmante dell’innocenza che, mescolato alla sua bellezza fisica, risultava irresistibilmente seducente: ciò nonostante, così come aveva fatto nel rfilm precedente, anche in questa occasione farà doppiare la Sandrelli da Rita Savagnone. Dopo l’uscita di Sedotta e abbandonata un giornale francese definì la giovane attrice “colei che turba senza svestirsi” e si augurava che avrebbe rinnovato con la sua freschezza il cinema italiano liberandolo dalla “dittatura di Gina e Sophia”, che ovviamente erano la Lollobrigida e la Loren.
Ai tempi delle riprese Stefania Sandrelli era già impegnata nella relazione con Gino Paoli, dalla quale proprio nel 1964 nacque la figlia Amanda. Si racconta che durante le riprese di Sedotta e abbandonata dei giornali riportarono – con l’aggiunta di particolari ritenuti “piccanti” – dell’amicizia un po’ troppo intima stretta dalla Sandrelli con un giovane di Sciacca, dove c’era il set. Paoli si precipitò quindi in Sicilia, e dopo qualche incomprensione tra i due a trionfare fu nuovamente l’amore.
Stefania Sandrelli è da molti anni una delle attrici italiane più apprezzate dai grandi registi e più amate dal pubblico, oltre ad essere uno dei volti più rappresentativi nel mondo del miglior cinema nazionale. Da giovane ragazza di provincia, timida o leggermente impacciata, che faceva però della ritrosia lo strumento più irresistibile del suo fascino, a donna matura, ben consapevole della sua femminilità, dai ritratti di adolescente , a quelli di moglie o di amante frustrate nelle aspettative e nei desideri, la Sandrelli ha costruito nel tempo una carriera ricca di titoli prestigiosi e forse ineguagliabile per quantità di successi e riconoscimenti.
Un corpo morbido, ha volto altero, ma con timidezza. La sua è un’anima profonda, capace di rappresentare la donna nei suoi momenti più forti e anche vulnerabili. Da Germi, nei primi anni sessanta (Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata), al dolente personaggio di operaia nell’importante Delitto d’amore di Luigi Comencini, fino ai film della sua maturità artistica, Io la conoscevo bene (1965) di Antonio Pietrangeli, Il conformista (1971) e Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci, L’amante di Gramigna (1968) di Carlo Lizzani, C’eravamo tanto amati (1978), La terrazza (1980) e La famiglia (1986) di Ettore Scola, fino alla provocazione autoironica ed esibizionistica di La chiave(1983) di Tinto Brass, alle numerose esperienze all’estero (tra gli altri, con Chabrol e Bigas Luna), alle prove più recenti che hanno lasciato il segno (da Mignon è partita, di Francesca Archibugi a L’ultimo bacio di Gabriele Muccino) ai grandi successi televisivi.
Attraverso i film di Stefania Sandrelli, attraverso i suoi tanti ritratti di donna, è dunque possibile vedere il percorso del nostro cinema, e poi passando ai percorsi più vari, è anche possibile ripercorrere, e approfondire, il cammino compiuto dalla donna nella società italiana attraverso la rappresentazione che nel tempo ha saputo darne il cinema.