Mi specchiavo nella luna
E lo obbligavo a dirmi sempre
Accecato d’amore mi stava a guardare
Sei bellissima, sei bellissima
Accecato d’amore mi stava a guardare”
Ero giovane, tanto, e di film allora malato. Il cinema, per noi di provincia, era una finestra in cui ci affacciavamo e vedevamo il mondo, lo toccavamo con mano. Eravamo anche complicati per via di una ideologia che ci costringeva a pensare uguale ma a noi piaceva il diverso e il dissenso, e capovolgere la vita.
Il film era “La Storia di Piera” di Ferreri, non era facile da capire, ma era incredibile che fosse dentro le nostre scene, dentro le nostre città Latina, Sabaudia, Pontinia. Ho conosciuto Piera degli Esposti così, perché “girava” nella mia città, dove fino ad allora non aveva girato niente. Era una donna grande, non uno scricciolo da film, assomigliava tanto alla mie “bergamine” , le sorelle di mamma cispadane. Il film non era facile c’era la follia, la diversità, l’amore. Sarà che era l’età in cui io facevo le medesime scoperte dei protagonisti del film, sarà il fatto che non avremo mai immaginato la città in cui vivevo come scena di una storia. Qui non cominciavano storie ma finivano speranze, qui erano venuti per avere opportunità si erano trovati orfani di felicità con l’assordante canto delle cicale.
Piera degli Esposti l’ho conosciuta così che faceva di Latina una scena di teatro, riconoscevo angoli, vedevo linee familiari in una storia che non potevo immaginare ingenuo provinciale.
E da allora la ringrazio ho capito da lei, il romanzo soggetto del film è suo e di Dacia Maraini, che tra le mura di una città che non dice nulla si celava follia, amore e libertà che neanche immaginavo.
E vi giuro lei era tale e quale le mie zie bergamine, femmine grandi
“Quelle bambine bionde,
con quegli anellini alle orecchie,
tutte spose che partoriranno.
Uomini grossi come alberi,
che quando cercherai di convincerli
allora lo vedi che, sono proprio di legno”.
Paolo Conte, Diavolo Rosso
Grazie Piera che hai fatto capire a tanti piccoli provinciali come me che la storia non sta mai altrove, ma ti sta accanto, dietro un uscio, dietro un finestra socchiusa. E non è certo poco. Latina gli dovrebbe molto se non fosse chiusa dietro ideologia inquietanti per quanto scadute.
Era il 1982 e scoprivo che dietro i muri spessi di palazzi tutti uguali c’era storie da film.