DI LIDANO GRASSUCCI
Se Enrico di Navarra andò a messa per ottenere Parigi: “Parigi val bene una messa”. Non ha fatto altrettanto Claudio Durigon che per i giardinetti di Latina ha rinunciato al sottosegretario nel governo Draghi a Roma.
Spesso qui con la storia di Littoria, dei bonificardi, e delle città nuove ci siamo sentiti esenti dalla Storia, esenti dal paese, eccezione alla repubblica. Abbiamo “baloccato” con Mussolini e con le nostalgie. Ma non solo Durigon della lega ma anche tanti “intelligenti” di sinistra (meglio pseudo tali).
E il conto arriva, Durigon lanciato verso un futuro radioso paga l’aver detto che per lui il nome di Mussolini, lasciamo perdere il dettaglio se Arnaldo o l’originale Benito, andava messo al posto di Borsellino e Falcone. Tra noi la cosa poteva finire qui, ma nel mondo no. Nel mondo ancora esistono le parti e non si gioca con Mussolini, non si gioca con il fascismo nella Repubblica nata dalla Resistenza e che ha una Costituzione antifascista su cui anche Durigon ha giurato.
Non è uno scherzo, Latina non è esentata dall’infamia della storia del ventennio. Latina sta nella Repubblica Italiana. Una lezione per quanti giocano nell’equivoco di andare di moda vendendo valori che non hanno moda.
Questo è il risveglio dopo quasi 30 anni di ritorno al passato, da parte di tutti nessuno escluso. Perché se Durigon richiamava il nome fascista dei giardinetti, il sindaco di sinistra Damiano Coletta il 24 aprile dichiarava che si guardava bene dal togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini, questa volta Benito. Cosa che aveva fatto anche Claudio Sperduti sindaco di Maenza nel 2015 per il suo piccolo paese. Così per ricordare a tutti che ciascuno ha le sue contraddizioni.
Ma questo è, nessuno è esente dalla storia. Neanche Latina.
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