DI LEONARDO CECCHI
Lo Stato lo lasciò praticamente solo. Gli avevano promesso poteri speciali che non arrivavano mai.
L’avevano mandato a Palermo “con gli stessi poteri del prefetto di Forlì”. Nonostante questo, Dalla Chiesa lavorò e fece bene. Mappò tutta la mafia palermitana, ricostruì l’organigramma di tutte le famiglie. Svolse un lavoro eccezionale e infastidì non poche persone, compreso un grosso pezzo dell’imprenditoria locale e della politica.
Fino a quando il 3 settembre la mafia lo uccise. Lui, la moglie Emanuela Setti e l’agente Domenico Russo.
L’esecuzione fu militare: spararono con un Ak-47 e li uccisero con 30 colpi di fucile d’assalto.
Al funerale tutta la politica venne fischiata. La politica che l’aveva lasciato solo. Solo Sandro Pertini venne risparmiato dalla contestazione.
Al ricordo del generale Dalla Chiesa, uomo di Stato morto perché lo Stato gli voltò le spalle, il ricordo di tutti noi.