DI LIDANO GRASSUCCI
Conosco un posto nel mio cuore
Dove tira sempre il vento
Per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento
Non c’è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare
Perché ho scritto una canzone per ogni pentimento
E debbo stare attento a non cadere nel vino
O finir dentro ai tuoi occhi, se mi vieni più vicino
Dove tira sempre il vento
Per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento
Non c’è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare
Perché ho scritto una canzone per ogni pentimento
E debbo stare attento a non cadere nel vino
O finir dentro ai tuoi occhi, se mi vieni più vicino
La notte ha il suo profumo e puoi cascarci dentro
Che non ti vede nessuno
Che non ti vede nessuno
Lucio Dalla, Cara
Simili visioni sono grandi illusioni. Oltre questo mare di sole settembrino puoi vedere immaginando magie di bellezza che paiono dipinti per spiegare ad un bimbo lo stupore, ad un ragazzo la meraviglia, ad un uomo che è possibile anche amare nonostante la vita è quel che può.
Simili visioni sono grandi illusioni. Un uomo cammina sopra i suoi ricordi che sono più di 100, ma che dico forse mille. Tanti come i putti, gli amorini, nelle chiese barocche, come le formiche sotto un gelso.
Cammina, visioni straordinarie e pensa a come si rincorrono unici sguardi, in unici sguardi. Non tiene diritta la vista, non guarda l’orizzonte ma il salto del delfino lì vicino.
Conosco un posto…
Un posto che se abbiamo, con ragionevole ragione, imposto sulla fronte di quella donna così sottile da essere come vestale nel tempio della vita, custode dell’altare delle sensazioni, è il posto del ritorno nel ciclo di quello che è accaduto è destinato a riaccadere, ma anche a cadere e a farsi male.
La incontrava quella meraviglia, la sua meraviglia, la meraviglia dei meravigliosi, puntuale ogni tempo dopo che Lucifero aveva aiutato il sole a nascere di nuovo e per un poco accompagnato. La incontrava che il giorno era tutto nuovo, carta bianca per il poeta, muro immacolato per il pittore. Putto con occhi vividi da spogliare anche quella grande quercia. La incontrava e chiudeva gli occhi per ricordarla forte.
Da seguire il tempo, da inseguirlo.
Lucifero fa luce prima della luce. Lei faceva di sicuro questa strada fino alla sera dove è vespero che porta il sole a dormire, non prima di averlo baciato, prima di lasciarlo andare nel mare o dietro il monte dipende dall’orizzonte
Ogni mattina Lucifero faceva girare il suo pensare.
Lucifero, Venere di un tempo che ha tempo. Vespero, Venere di un tempo da andare a sognare
Poi una mattina Lucifero resto in mezzo al mare, l’uomo aveva dimenticato qualcosa ma non ricordava cosa.
Dicono che lo hanno visto non parlare ma disegnare sulla sabbia una stella che aveva un gran da fare e per ragioni così ragionevoli da essere la verità di dio non aiutava più il sole. Si fece buio. E Vespero non trovò il testimone del suo tratto di staffetta. Buio.
Lucifero è il nome della stella del mattino, è Venere che accompagna il sorgere del sole. La sera Venere accompagna il tramonto del sole e si chiama Vespero.