LA SENTENZA CONTRO MIMMO LUCANO

DI PATRIZIA CADAU

“Io non voglio disturbare più nessuno, mi ritiro da tutto. Non mi importa più, voglio solo evitare dispiaceri ai miei familiari e ai miei amici, se devo morire, non c’è problema. Io sono morto dentro oggi. Non c’è pietà, non c’è giustizia.”

Sono le parole di Mimmo Lucano, ai margini di una sentenza che lo condanna a tredici anni di carcere per avere salvato vite umane. Per avere salvato vite umane. Per essersi inventato un modello di integrazione e di giustizia sociale. Per avere contagiato nel mondo un’idea di convivenza basata sulla pace e sull’accoglienza. Per avere sfidato e combattuto le Mafie nella sua terra.

Tredici anni in questo paese, non si danno ad un mafioso, ad un serial killer, ad un omicida, ad un femminicida, a uomini corrotti e prepotenti. Apprendo oggi con sgomento che invece tredici anni di condanna si possono dare ad un uomo mite, che non ha intascato un centesimo dalla sua attività, che ha fatto di un piccolo paese del sud Italia un esempio virtuoso riconosciuto in tutto il mondo.

Io credo che questa sia una sentenza che colpisce un uomo giusto, un grande eroe dei nostri tempi che paga sulla sua pelle l’aver voluto sfidare un sistema criminale praticando umanità e Giustizia. La parte migliore di questo paese oggi sta con Mimmo Lucano.

E non potrebbe essere diversamente. Ditemi se questo è un uomo, da condannare a tredici anni di carcere.