DI ALBERTO BENZONI
Tutti a parlare dell’aumento delle astensioni. Ma l’aumento delle astensioni tra il primo e secondo turno è, almeno a livello comunale, un fenomeno fisiologico; non foss’altro perché la natura della posta in gioco non è assolutamente tale da risvegliare gli elettori dormienti del primo turno e, soprattutto, da indurre gli elettori che hanno votato per altri candidati a riversare i loro voti su quelli rimasti in lizza.
Si dirà che patologico è sicuramente il livello delle astensioni al primo turno. Ma, attenzione, non si tratta necessariamente qui di un aumento del voto di protesta o della sua radicalizzazione; ma semplicemente del fatto che un voto di protesta, precedentemente concentrato sui partiti “antisistema”, li ha, successivamente, sfiduciati, rifugiandosi nell’astensione.
Un dato, questo, che dovrebbe far riflettere in primo luogo gli sconfitti ma anche i vincitori. E qui dobbiamo constatare che, almeno sul piano dei propositi, il centrosinistra sembra molto avanti al centrodestra. Il che potrà anche farci piacere; ma non riesce, automaticamente, a rassicurarci.
Per l’intanto, il dato di gran lunga più significativo è il mutamento del rapporto di forze tra centro-destra e centro sinistra tra un turno e l’altro; e a tutto vantaggio del secondo. E un mutamento molto netto.
Cosi a Roma, Gualtieri sale di 33 punti percentuali e Michetti di 8. A Torino, Lo Russo di 16 e Damilano di 1. A Trieste Russo più 17 e Piazza più 4. A Savona la coalizione PD/M5S sale di 20 punti e il centro-destra di 1. A Cosenza il 39 a 21 a favore del centro-destra nel primo turno diventa un 55 a 45 per il candidato del centro-sinistra (per inciso un socialista) al secondo.
In tutti questi casi il Pd di Letta ha saputo unire intorno sé tutti i suoi potenziali alleati, che si trattasse del centro, del M5S, di liste civiche o di altri gruppi di sinistra. Mentre il centro-destra non è uscito dai suoi confini sia sul fronte della protesta sia su quello moderato.
Colpa dei candidati? Andiamo… Che i candidati della “società civile” fossero scarsi era apparso chiaro fin dalle prime battute della campagna elettorale. E, per la cronaca, va aggiunto che candidati civici di qualità, come Damilano, non hanno avuto una sorte migliore di quelli scarsi; mentre quelli sostenuti sino in fondo dalla Lega, come a Varese, sono stati sconfitti.
Questo voto, che si tratti di Varese o di Isernia, ha un unico fattore scatenante. La manifestazione No Vax del….ottobre e il successivo attacco alla sede della Cgil. Un evento in cui sono presenti all’appuntamento, con una volontà e una capacità di nuocere naturalmente molto ma molto minore, tutte le componenti presenti nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio di quest’anno. Quelli che credono che la mascherina sia il primo passo verso la camera a gas e il green pass l’anticamera della dittatura. I neofascisti di Forza Nuova, la cui internazionale (c’erano tutti, dall’Europa all’America latina) si è riunita, magari in videoconferenza, verso la fine di luglio. E, perché no, anche i servizi deviati o affetti da cretinismo congenito: quelli che a Roma hanno scortato i manifestanti che non potendo prendersela personalmente con Landini hanno messo a soqquadro la sede della Cgil, con i poliziotti fuori ad aspettare; e quelli che a Trieste usano lacrimogeni e manganelli con portuali ansiosi di avere un pretesto per porre fine al blocco. E, a debita distanza, la Meloni, presidente della sezione europea dell’internazionale trumpiana; a deplorare le “violenze da qualunque parte provengano” ma, nel contempo, a comprendere perfettamente, se non a condividere, le ragioni della protesta. Assieme al suo compare Salvini, oramai in stato confusionale.
La grande manifestazione della Cgil e poi l’esito del voto, sono la risposta a tutto questo. Evviva. Si marcia, si deve marciare divisi; ma all’occorrenza, si deve colpire uniti.
Da oggi in poi, il peggio è passato. Ciò che dovrebbe consentire ai vincitori, legggi Pd, di preoccuparsi, finalmente del male. Dati i precedenti c’è da dubitarne. Ma con l’ottimismo della volontà, la speranza è doverosa. E con essa, l’obbligo di non fare sconti a nessuno.
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