LA GUERRA DI PIERO, IN GERMANIA LAVORA

DI CLAUDIA SABA

Piero lo incontro sul regionale che va da
Roma a Latina.
Sono seduta proprio davanti a lui.
Si alza, viene verso di me e mi chiede una sigaretta.
Lo guardo meglio in volto.
Ha un sorriso contagioso e gentile.
Prendo una sigaretta, lui mi ringrazia ed esce fuori a fumare.
Quando rientra iniziamo a scambiarci qualche parola.
E gli chiedo:”dove scendi?”.
E così mi racconta la sua storia.
Piero ha 26 anni. È di Fondi, in provincia di Latina.
Lavora a Francoforte da tre.
In Italia cercare lavoro è stata un’impresa.
Nulla di sicuro e uno stipendio indegno di essere chiamato tale.
La somma più alta ricevuta, 500 euro per 10 ore al giorno incluso la domenica.
Così, quando lascia l’ultimo impiego, parte con un amico per la Germania dove avrebbe dovuto trattenersi per un paio di mesi.
Per mantenersi trova lavoro in un bar dove la paga per la prima volta è decorosa.
Quando rientra in Italia, prova ancora a cercare un lavoro ma niente.
Alla fine si arrende.
“Da noi non cercano operai, ma garzoni schiavi del padrone”, afferma, deluso.
Dopo qualche settimana è di nuovo a spasso.
E quel giorno prende una decisione.
Parla con i suoi genitori e spiega loro di voler partire per Francoforte.
Questa volta per restare.
Lì c’è già un lavoro che l’aspetta, un posto dove vivere, un nuovo progetto di vita.
La mamma, triste per quella notizia inaspettata, lo lascia andare.
In fondo, il futuro di un figlio non si può fermare.
All’alba del giorno dopo, lo
accompagna in stazione.
L’abbraccio è stretto e potente, lungo come sarà la distanza.
Lo vede salire sul treno e partire per la sua nuova strada.
Una strada che lo porterà lontano da tutti, ma una strada necessaria, per costruire qualcosa che non sia solo un sogno di cartapesta.
Scappare via dall’Italia non è facile.
Lasciare la famiglia è rinunciare agli affetti.
Agli amici, a una vita fatta di tante piccole certezze.
È non sentire più il profumo di luoghi cari, dell’aria di casa.

Ma oltre i sentimenti, oltre i nostri sogni, esiste il futuro.
Ed è importante cogliere le opportunità che la vita ci offre.
“In Italia non sei nessuno e se pur con mille difetti, a Francoforte ho ritrovato la gratificazione di essere considerato.
Alla fine, qui da noi, è una guerra tra poveri…
E per un lavoro fisso devi quasi prostituirti, essere servo del tuo titolare o farti raccomandare da qualcuno”, mi dice amareggiato.
Sono arrivata a Latina.
Saluto Piero prima di scendere e lui mi sorride ancora.
Sono questi i nostri ragazzi.
Ricchi di sogni e sorrisi nonostante tutto.
Abbiamo chiesto loro di pagare per i nostri fallimenti.
E un paese che lascia andare via la giovinezza è un paese che muore lentamente.